22 Dicembre 2017, 19:16:27 | Commento scritto da galions |
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Quarto romanzo della serie della ‘Torre Nera’, ‘La Sfera del Buio’ si risolve in un gigantesco flashback da oltre 600 pagine, che al tempo della sua prima pubblicazione metteva fine ad un’attesa di di versi anni rispetto al finale tronco di ‘Terre Desolate’. Quindi, come ho già scritto, ringrazio la sorte di non essere un lettore della prima ora e di avere sottomano l’intera saga completa. Abbiamo lasciato i protagonisti a bordo del treno ‘Blaine’, che permette loro di fuggire dalla città di Lud, continuare la ricerca della Torre Nera attraversando le cosiddette ‘terre desolate’, ovvero i luoghi più devastati del Medio-Mondo abitati da creature mutanti. Ma la parte più corposa del romanzo è il racconto che il pistolero Roland concede ai propri compagni di viaggio durante uno dei bivacchi serali. Incalzato da alcuni compagni, egli rivela i momenti più drammatici della sua adolescenza e di come nei giorni immediatamente seguenti la sua precocissima investitura da pistolero, abbia dovuto crescere in fretta ed affrontare ciò che il padre voleva evitargli allontanandolo dalla sua terra natìa. King scrive così un romanzo nel romanzo, che richiama l’ambientazione western de ‘L’Ultimo Cavaliere’, ma che rispetto a quest’ultimo è un riuscitissimo confronto a suon di pistole, astuzie e sotterfugi davvero avvincente. Roland vive anche la sua prima esperienza sentimentale con una ragazza bella e coraggiosa. I personaggi sono tanti e tutti a loro modo originali, anche se la divisione tra i buoni ed i cattivi è tracciata da un colpo di scure deciso e non c’è posto per le mezze figure. Anzi nella parte finale del racconto di Roland, quella più drammatica ed inquietante, emerge ancora una volta la denuncia di King rispetto alle piccole comunità rurali o provinciali alla Castle Rock, tanto per capirci, dove la massa indistinta del popolino apparentemente innocuo, ma sostanzialmente ignorante, viene facilmente manipolata dai potenti di turno trasformando ‘i buoni vicini di casa in mostri assetati di sangue’. La folla che grida ‘Charyou tree, si mietano le messi’ che accompagna i condannati a morte, mi ha ricordato la folla della passione di Cristo che urla ‘Crucifige’ davanti al Messia messo ai ferri. King non rinuncia mai a grattare la patina di rassicurante mediocrità che protegge l’immagine della comunità timorata di Dio e tesa allo spasimo per salvare le quotidiane apparenze. Esemplificativo in questo senso è il personaggio di Cordelia Delgado, attaccata mani e piedi al patrimonio e al tempo stesso capace di mascherare la sua avidità dietro il perbenismo della donna tutta casa e chiesa, e che guarda caso si ritrova poi alla testa della folla che invoca il rogo. Traduzione impeccabile come da marchio di fabbrica di Dobner e postfazione dell’autore che si scusa di aver lasciato passare così tanti anni dalla pubblicazione del romanzo precedente, ammettendo come la saga della Torre Nera non sia nata con un finale già scritto, ma come si sia sviluppata nel corso di più decenni, tra ispirazioni feconde e pause di vera e propria crisi. Infine un’ultima nota per dire quanto fascino eserciti sul sottoscritto il ritrovare in questa saga tracce o riferimenti più o meno significativi ad altri titoli della produzione di King, come il caso de ‘L’Ombra dello Scorpione’ e questo quarto romanzo del ciclo della Torre Nera. Al prossimo. | |||||||
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