27 Febbraio 2018, 16:26:53Commento scritto da galions
Voto: 8.50
Romanzo conclusivo del ciclo della ‘Torre Nera’, con il quale King ha coronato il suo sogno di edificare il suo mondo letterario con l’epico scontro tra un manipolo di eroi e la malvagità.
Quattro mesi è il tempo in cui ho completato la lettura di questa saga di poco meno di 4mila pagine, comprendendo ‘La leggenda del vento’, scritto in seguito, ma temporalmente inserito tra ‘La sfera del buio’ ed ‘I lupi del Calla’.
Questo è più che sufficiente per dire quanto King abbia azzeccato lo sforzo di creare un universo narrativo ricco di dettagli, personaggi, ambientazioni, eventi, battaglie e colpi di scena.
La Torre Nera è dunque la Terra di Mezzo, o se preferite il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, che l’autore di Bangor ci offre con questi otto romanzi, ed anche se credo che i confronti diretti tra un autore e l’altro siano una forzatura da evitare, non riesco a farlo avendo appena letto il finale.
Ovviamente un finale carico di aspettative che King puntualmente delude.
Ormai mi devo rassegnare, è accaduto con ‘It’ ed anche nei titoli intermedi di questa saga, vedi ‘I lupi del Calla’, finali attesi allo stremo si risolvono in poche pagine ed anche piuttosto banalmente.
In quest’ultimo romanzo soccorre l’autore un’idea tutto sommato originale legata alla ciclicità del ‘Ka’ o destino che dir si voglia, ma lo scontro epico tanto atteso non c’è.
Leggendo altre recensioni, tra cui anche quelle più critiche, ho trovato delle stroncature motivate da aspetti con cui raramente mi sono trovato in disaccordo.
In primo luogo l’indubbio procedere della saga senza alcuna idea dell’epilogo, com’è documentato dal diario pubblicato al termine de ‘La canzone di Susannah’.
Aspetto che King ha ribaltato magistralmente a suo favore per alimentare la trama degli ultimi due romanzi, facendo interagire i personaggi della sua fantasia con sé stesso e trasformando la sua mancanza di ispirazione nella prosecuzione della storia in uno spunto narrativo azzeccato.
Avete mai letto da qualche parte che King è un ‘fottuto’ genio?
In secondo luogo la debordante e pletorica vocazione descrittiva che l’autore dedica tanto agli ambienti, quanto agli stati d’animo che muovono e ispirano i comportamenti dei protagonisti.
Ed è pur vero che tutto questo è funzionale ad ‘allungare il brodo’.
Ma nonostante tutto ciò che ho scritto sinora, il mio giudizio rimane comunque positivo perché questa è letteratura di genere, o di intrattenimento se preferite, e ciò che più conta è che l’intrattenimento funziona e per me lo ha fatto per ben quattro mesi.
Se questa saga non dovesse piacere al lettore che si cimenta con il romanzo d’apertura, che tra l’altro è anche il più debole dell’intero ciclo, non arriva a questo punto e non prende in considerazione tomi da 700 pagine per proseguirne la lettura.
Quindi il finale deludente, per il quale lo stesso King mette le mani avanti nella postfazione, la sua celeberrima prolissità e l’incerto sviluppo narrativo non bastano a bocciare questa saga che non mi ha lasciato respiro, tanto da passare da un romanzo all’altro senza interruzioni.
Quello che mi è mancato durante questa lettura, nonostante le migliaia di pagine riempite, è un momento anche fugace in cui il lettore venga esortato ad allargare il suo sguardo, perdendo di vista il gruppo dei protagonisti, per capire il contesto in cui agiscono.
Si intuisce chi siano gli Antichi, cosa significhi che il mondo è andato avanti, ma tutto ciò rimane indefinito su uno sfondo soltanto evocato come giustificazione del presente.
Su tutto questo King avrebbe potuto scrivere altri otto romanzi, o limitarsi a farci intuire le risposte a queste domande, che qualcuno potrebbe bollare come ‘infodump’, e che invece personalmente avrei voluto che fossero un po’ più approfondite, se non altro perché sono aspetti davvero affascinanti.
Ma i personaggi, le ambientazioni, gli eventi incollano inesorabilmente alle pagine.
I riferimenti agli Antichi, o alle vicende del passato del pistolero protagonista danno la sensazione che l’universo narrativo della Torre Nera, già sterminato di per sé, appaia in realtà ancora più ampio e sconfinato, tanto che a sostegno dei romanzi c’è anche una serie di fumetti per tappare qualche buco.
Leggendo del deserto del Mohaine, della spiaggia del Mare Occidentale, di Rombo di Tuono, dei Calla, delle Terre Desolate, delle Terre Bianche, del Can-Ka No Rey, ho pensato a la Contea, a Moria, a Gran Burrone, al Bosco Atro, a Rohan, al Monte Fato e mi sono detto che sì, King ha costruito con successo la sua Terra di Mezzo e le ha dato vita, donando ancora una volta a noi lettori quel che cerchiamo nei suoi libri, quella piacevole fuga che si chiama sospensione della realtà.
 
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