02 Dicembre 2017, 14:12:33Commento scritto da galions
Voto: 9.50
Terzo romanzo del ciclo della ‘Torre Nera’ e, così come il secondo rappresenta un salto di qualità rispetto al romanzo di apertura, così questo ‘Terre Desolate’ delinea un crescendo in perfetta continuità rispetto a ‘La Chiamata dei Tre’.
Questo perché molti interrogativi, rimasti sospesi nei volumi precedenti, ottengono una risposta.
L’ambientazione abbandona la sconfinata spiaggia del Mare Occidentale e si arricchisce di scenari variegati: il bosco e le zone rurali del Medio-Mondo, il traffico e la frenesia di New York, i sentieri allineati con il Vettore, la decadente atmosfera di Crocefiume ed infine quella post-apocalittica di Lud e delle Terre Desolate.
Possiamo capire bene per la prima volta cosa significhi l’espressione ‘il mondo è andato avanti’ pronunciata più volte dal pistolero Roland.
Inoltre comprendiamo meglio la struttura del Medio-Mondo, la posizione dei Portali, il ruolo dei Guardiani e dei Vettori che convergono sul centro in cui sorge la Torre Nera.
Diventano più ricche anche le interazioni psicologiche tra i protagonisti, che imparano a fare gruppo e a consolidare la fiducia reciproca.
Lo stesso gruppo recupera, grazie ad un paradosso temporale, un personaggio apparso nel romanzo iniziale che sembrava già perduto. Oltre ad aggiungere un simpatico animaletto che si rivela pieno di risorse inaspettate.
La formazione ed il consolidamento del gruppo dei personaggi principali ci svela il significato del termine ‘ka-tet’ e di cosa comporti il farne parte.
Direi quindi che la soddisfazione nella lettura di questo romanzo è assicurata dallo scioglimento di diversi nodi e curiosità abilmente suscitate da King, ma anche da una sequenza di eventi davvero incalzante che non lascia respiro al seguito di Roland.
La ricerca della Torre Nera ed il viaggio attraverso il Medio-Mondo non sono mai privi di imprevisti e di pericoli.
Confesso che non saprei catalogare in un genere o in un sottogenere questa saga, ma è talmente avvincente che questo aspetto non mi importa affatto.
Presi singolarmente certi elementi di questa trama mi farebbero storcere il naso, a partire dal ruolo di un treno senziente che gioca agli indovinelli con i protagonisti.
Ma poi quando ci si ritrova immersi nella lettura, tutto funziona meravigliosamente, e non so a cosa imputare questa autentica magia, se non allo straordinario talento di King che continua a stupirmi.
Il finale è tronco, non si può leggere questo titolo come romanzo autonomo, perciò ringrazio la sorte di non essere tra i lettori della prima ora, i quali hanno dovuto aspettare anni per i seguiti.
Sotto con il prossimo.
 
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