31 Gennaio 2021, 12:14:48Commento scritto da galions
Voto: 5.00
L’asse di tutti i mondi possibili’ è la definizione che viene data al talismano da cui prende il titolo questo romanzo, scritto da King con il suo quasi coetaneo Peter Straub.
Si tratta di un concetto che ricorda molto il ruolo attribuito alla ‘Torre Nera’ della saga omonima, ed in effetti questo tomo si discosta dalla produzione letteraria a cui il lettore di King è abituato, per rientrare in quella categoria che chiameremmo ‘dark-fantasy’ e che sembrerebbe creata apposta per classificare il celebre ciclo in sette romanzi.
Si tratta di un aspetto parecchio disorientante perché si finisce con il ritrovarsi per le mani un’avventura adolescenziale, ma essendo un ‘completista’, se mi passate il termine, mi sono armato di santa pazienza e ho terminato questo librone in un’edizione economica con caratteri che hanno messo a dura prova la mia vista, oltre alla voglia di arrivare in fondo.
Come nella ‘Torre Nera’ emerge il tema del multiverso e quello di una cosmologia di mondi tra loro comunicanti, perché alla realtà che conosciamo si affianca la dimensione parallela dei ‘Territori’ per riprendere la definizione usata dai protagonisti.
Jack Sawyer è il figlio, orfano di padre, di una ex attrice di successo dei film cosiddetti di serie B, costei è ammalata di cancro ed ha imposto al figlio uno sradicamento doloroso con un trasferimento dalla costa californiana a quella del New Hampshire che dovrebbe mettere al riparo ciò che rimane della famiglia dalle grinfie dello zio Morgan Sloat, compagno d’affari del marito.
Dopo l’iniziale smarrimento Jack riesce a stringere un’amicizia, ma apprende di dover affrontare un viaggio che si preannuncia pieno di insidie per recuperare un misterioso talismano e poter curare la madre.
Questo viaggio si snoda per l’appunto tra la realtà ed il mondo dei ‘Territori’, dove il passaggio tra una dimensione e l’altra (il ‘flippare’ della traduzione di Tullio Dobner) appare spesso come un espediente molto comodo per l’autore.
A questo si accompagna una forte componente simbolica che allude alle dipendenze di cui King ha sofferto e la riproposizione di temi ricorrenti della sua narrativa: l’eroe improbabile che nel subire passivo impara ad affrontare il male con coraggio, l’ipocrisia religiosa, la prepotenza degli avidi, il valore inestimabile dell’amicizia.
Ma questo non toglie che la lettura è pesante, spesso noiosa e trainata da una trama lenta, logorroica e pedante, a cui si accompagna un finale dove reale e magico si mescolano in modo poco convincente.
Amo le letture avventurose e le componenti fantasy, può essere che se l’avessi letto da ragazzo lo avrei giudicato diversamente, ma questo romanzo non mi ha convinto sin dalle prime pagine ed ho dovuto stringere i denti per vederne la fine.
King e Straub hanno scritto anche un seguito diciotto anni dopo intitolato ‘La casa del buio’, per affrontarne la lettura dovrò lasciar passare un certo tempo.
 
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