12 Aprile 2018, 21:49:59Commento scritto da galions
Voto: 9.00
Spesso ho puntualizzato scrivendo che l’etichetta di ‘re dell’horror’ è largamente riduttiva nei confronti del talento letterario di Stephen King.
Ma nel caso di questo suo secondo romanzo è quanto mai calzante.
Nella parte meridionale dello stato del Maine, il piccolo centro abitato conosciuto come Jerusalem’s Lot, o semplicemente Salem’s Lot, è sovrastato da una casa che sorge in cima ad una collina ed è conosciuta come ‘Casa Marsten’.
Quella casa è lo scenario degli incubi dello scrittore Ben Mears, che da adolescente vi si è introdotto per superare una prova di iniziazione e dimostrare il proprio coraggio ai compagni di gioco.
Baciato dal successo Ben ha deciso di tornare a Salem’s Lot da adulto e di esorcizzare le paure che lo attanagliano da allora, stabilendosi in quella casa.
Purtroppo però nel frattempo qualcuno lo ha anticipato destando la curiosità dei suoi concittadini.
Quella casa è disabitata da anni e avrebbe bisogno di pesanti e costose ristrutturazioni.
King procede con una lentezza nient’affatto noiosa, descrivendo pazientemente una comunità tipica della provincia americana, alla stessa maniera di Derry, o di Castle Rock, e permette al lettore di immaginarsi come un ipotetico turista al quale, entrando in paese e frequentando i luoghi più tipici, è concesso di prendere parte ai pettegolezzi più intimi.
Quando abbiamo raggiunto una certa confidenza con essi, ecco che si scatena l’incubo.
In una precipitare degli eventi che accelera sempre più sino ad un finale tutt’altro che consolatorio, si accumulano sparizioni, veglie inquiete, rumori e voci di esseri che cercano di entrare in casa nel cuore della notte, e poi morti sospette che una volta cominciate sembrano non avere più fine.
E’ difficile che un lettore legga questo romanzo senza saperne nulla, ma l’ho comunque apprezzato, pur essendomi autospoilerato leggendo il destino del personaggio di padre Callahan nel quinto romanzo della serie della Torre Nera.
Tra le righe non mancano timidi tentativi di introdurre spunti seri di riflessione, ma ‘Le notti di Salem’ resta un horror classico, senza secondi fini rispetto a quelli della lettura di intrattenimento.
Questo non toglie nulla alla bravura dell’autore nel costruire dal nulla personaggi credibili, verosimili, che si apprezzano o si detestano come se li conoscessimo, avvolgendoli nelle vicende quotidiane delle loro vite, più o meno becere, più o meno dignitose.
Rispetto al romanzo d’esordio ‘Carrie’, King sembra già più abile destreggiandosi con il numero e la complessità dei personaggi, ma anche con una trama che va in crescendo ed un finale ben diverso dal semplice lieto fine.
Una prova convincente.
 
Utenti cui piace il libro
Utenti cui non piace il libro