24 Gennaio 2018, 00:35:06Commento scritto da galions
Voto: 8.00
Quinto titolo del ciclo della ‘Torre Nera’, senza contare ‘La leggenda del vento’ scritto in coda ai sette romanzi, ma che cronologicamente si pone tra ‘La sfera del buio’ e questo ‘I lupi del calla’.
Il gruppo di Roland, il pistolero protagonista, prosegue la sua ricerca seguendo la traccia di uno dei sei vettori convergenti sulla Torre Nera ed approda in un villaggio del cosiddetto Fine-Mondo, Calla Bryn Sturgis.
Questo centro rurale si trova ai confini con una zona oscura chiamata ‘Rombo di Tuono’ dalla quale ogni 23 anni irrompono i lupi citati nel titolo, i quali rapiscono in una sortita violenta i bambini facenti parte di una coppia gemellare.
Questi bambini fanno poi ritorno al villaggio deteriorati nelle loro facoltà mentali e soggetti ad una abnorme crescita fisica che li porta ad una morte precoce.
Il codice d’onore della casta dei pistoleri impone a Roland e ai suoi compagni la sospensione della loro ricerca per affrontare il pericolo che tormenta questa comunità ormai da più di un secolo, anche perché la scadenza del prossimo attacco è a breve.
Comincio col dire che solo un autore come King può permettersi di scrivere un romanzo di 670 pagine, dove l’attesa dell’evento culmine si protrae per 650 pagine per poi evolversi e concludersi nelle ultime 20. Ma la carne al fuoco è davvero abbondante.
Nel villaggio ritroviamo il sacerdote protagonista de ‘Le notti di Salem’, ovvero padre Callhan, per di più in possesso della sfera nera numero 13, la più potente di tutte le ‘sfere del buio’ che permettono di accedere alle porte dimensionali che mettono in contatto il Medio-Mondo con i ‘quando’ ed i ‘dove’ del multiverso.
Inoltre Susannah non riesce più nascondere la gravidanza che ha avuto origine durante il recupero di Jake da New York nel cosiddetto ‘cerchio parlante’.
Le tracce narrative sono quindi plurime, ma King riesce a gonfiarle aggiungendovi il dibattito pubblico che il villaggio del Calla affronta dividendosi tra gli entusiasti ed i refrattari all’idea di combattere i lupi. Inoltre la storia di padre Callahan, una sorta di seguito de ‘Le notti di Salem’, contribuisce a rallentare parecchio la narrazione e a moltiplicare le pagine.
Il finale invece assume un ritmo incalzante che raggiunge livelli vertiginosi, incollandovi alle pagine in modo inesorabile e riscattando la lentezza della parte centrale.
Complessivamente il romanzo appare come un western-fantasy, così come ‘La leggenda del vento’, ‘La sfera del buio’ o ‘L’ultimo cavaliere’, il mestiere di King a mio avviso non si discute e l’elemento che continua a sorprendermi è come tutto ciò che in teoria non mi convincerebbe affatto ad intraprendere la lettura, finisca poi per funzionare meravigliosamente quando le pagine scorrono inesorabili.
Ho provato in certi passaggi i sintomi della saturazione, ma credo che siano inevitabili dopo sei romanzi con gli stessi personaggi e le stesse vicende. Il mio giudizio complessivo rimane però più che positivo e lungi da me mollare proprio adesso.
Appuntamento con ‘La canzone di Susannah’.
 
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