04 Febbraio 2018, 10:29:22Commento scritto da galions
Voto: 7.50
La premessa doverosa di questa recensione è che mi rivolgo a chi ha già letto la saga sino a questo punto e desidera un’anticipazione senza spoiler significativi su quello che l’aspetta proseguendo nella lettura.
‘La canzone di Susannah’ è il sesto romanzo del ciclo della ‘Torre Nera’, non è leggibile come romanzo a sé, come tutti gli altri del resto, e abbandona l’ambientazione western dei romanzi precedenti, nonostante riprenda dalla battaglia di Calla Bryn Sturgis che chiude ‘I lupi del Calla’.
Il gruppo di Roland sfinito dallo scontro con i lupi è rimasto orfano di Susannah, prossima al parto del demone che porta dentro di sé e imprigionata di nuovo in una sindrome bipolare, questa volta completamente diversa da quella che la affliggeva in ‘La chiamata dei tre’.
Mia è il personaggio che ha preso possesso del corpo di Susannah e a cui l’Uomo in nero ha promesso di soddisfare la voglia di maternità affidandole la crescita della creatura concepita durante il passaggio di Jake nel Medio-Mondo.
Susannah viene portata nella New York del 1999 grazie alla porta dimensionale aperta con la sfera conosciuta come ‘Tredici Nera’.
Jake, padre Callahan ed il piccolo Oy sono sulle tracce di Susannah, mentre Roland e Eddie debbono rintracciare Calvin Torre, il libraio proprietario del lotto newyorkese dove cresce la rosa che simboleggia la Torre Nera nel Mondo-Cardine.
Il Mondo-Cardine è il mondo dove ci troviamo noi lettori e dove si trova Stephen King.
L’autore in questo romanzo ritaglia un ruolo per sé che molti hanno criticato come espressione di un ego che lo stesso King non riesce a limitare, ma in tutta sincerità è una trovata che non mi ha disturbato affatto, anzi l’ho trovata davvero curiosa e divertente.
L’azione non manca, così come non mancano i passaggi dove ci si dilunga sui risvolti psicologici, in particolare nel duello tutto mentale di Susannah contro Mia, ma ho trovato una trama scorrevole, anche se non così ipnotica come nei romanzi centrali del ciclo, mi riferisco in particolare a ‘Terre desolate’ e ‘La sfera del buio’.
Il cambio di ambientazione incide in alcune scene dove i protagonisti appaiono sopra le righe, Jake riesce ad estrarre la sua Ruger contro un taxista che nel traffico urbano ha rischiato di investirlo, Roland ed Eddie, nonostante una trafelata sparatoria nel Maine, quando sono impegnati a non sbagliare la strada per raggiungere la casa di King risultano molto meno eroici di quando dovevano affrontare i lupi del Calla o le aramostre.
Un’ultima annotazione per dire quanto abbia trovato geniale l’idea che King ha avuto per legare il nascondiglio ed il destino della sfera ‘Tredici Nera’ con l’attualità del mondo reale.
Non ho dubbi sul fatto che i lettori che sono arrivati a questo punto hanno complessivamente apprezzato la saga ed hanno sorvolato sui passaggi non particolarmente riusciti, che in migliaia di pagine sono decisamente fisiologici, ma le valutazioni complessive le tengo per la recensione del romanzo conclusivo.
Appuntamento con il romanzo che prende il nome dalla saga e che promette moltissimo.
 
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