10 Marzo 2017, 19:28:26Commento scritto da galions
Voto: 10.00
Romanzo capolavoro, a mio modesto avviso, nella produzione di King, tanto da non poter essere semplicemente classificato come titolo horror come siamo abituati a considerare il lavoro dell'autore di Bangor.
Attraverso una storia ambientata nel braccio della morte di un penitenziario americano, King non solo esprime la sua denuncia della barbarie della pena capitale, ma ancora una volta osserva e descrive spietatamente la profonda provincia americana.
In questo carcere non tutti i malvagi stanno in cella, così come non tutti i buoni sono liberi o servitori della giustizia.
Questo accade perché c'è chi può contare sul proprio santo in paradiso (o nella politica), e chi purtroppo è prigioniero di un corpo da lottatore e con la pelle nera per giunta, in una società essenzialmente razzista.
Ed è proprio contro l'ipocrisia degli zotici, dei bifolchi e dei razzisti che si ritrovano in posizioni di potere che King sembra scagliarsi con la sua narrazione efficacissima e direi persino magnetica.
Infatti questa volta la storia di King è veramente imperdibile per il coinvolgimento emotivo che è capace di suscitare nel lettore.
Credo che nessuno si salverà da qualche lacrima leggendo la storia di John Coffey e di Paul Hedgecombe. Lavoro superlativo.
 
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