04 Maggio 2014, 13:08:04Commento scritto da PabloE
Voto: 5.00
Debole fix up di storie avventurose molto slegate tra loro, La guerra contro i Rull non presenta alcun carattere che desti l'interesse del lettore in cerca di qualcosa in più di qualche scorribanda su pianeti alieni. Non ho neanche intravisto le qualità del Van Vogt che conoscevo. Potrei dire che questo romanzo è invecchiato molto male forse a causa del forzato fix up, ma la realtà è che è inconsistente. Si fa leggere velocemente e altrettanto velocemente scompare il suo ricordo.
 
11 Febbraio 2014, 09:54:44Commento scritto da and
Voto: 6.50
Raccolta di racconti che riguardano la guerra con i Rull, decisamente piacevoli ma molto slegati fra loro.
 
20 Aprile 2013, 09:00:25Commento scritto da Arne Saknussemm
Voto: 7.00
Il romanzo ha tutti i pregi ed i difetti tipici di Van Vogt e risente fortemente del processo di fix-up, difatti le 5 parti che compongono il libro sono accomunate essenzialmente dalla presenza del protagonista e dei Rull.
Come sempre, Van Vogt sa catturare l'attenzione e ti fa volare pagina dopo pagine (nonostante sia evidente come alcuni passaggi risultino forzati) mettendo in scena un'avventura kaleidoscopica.
Nel dispiegarsi della storia Van Vogt mette in scena tante situazioni slegate l'una dall'altra ma fortemente visionare, potenti. Ad esempio la parte corrispondente alla novella "The sound" non puo' non meravigliare, è una piccola lezione di come scatenare il tanto ricercato "sense of wonder" in poche frasi (riuscendoci nonostante il racconto in se non abbia nulla di eccezionale):
il Suono, la Nave ... una nave che dovrà raggiungere un'altra galassia...la galassia dei Rull, una Nave talmente grande e cosi' complessa che puo' comprenderla e guidarla solo chi è cresciuto dentro di lei...insieme a lei... la Città della Nave !


Romanzo senza pretese, se non quella di meravigliare ed intrattenere.
A me Van Vogt piace e, mediando pregi e difetti, "Tutto bene a Carson Planet" un 7 lo merita !
 
15 Aprile 2013, 22:27:17Commento scritto da Fantobelix
Voto: 7.50
(Libro letto in edizione U539)

Coinvolgente ed appassionante, si legge tutto d'un fiato, a tratti sospinti dalla trama avventurosa, più spesso trascinati dai cambi di scena e dai piani diversi della storia, nell'attesa della loro confluenza verso il finale (forse la parte più debole del romanzo).
E' vero, le diverse matrici narrative che compongono il romanzo si percepiscono in modo chiaro, a volte emergendo una rispetto all'altra con apparente disomogeneità. Ma trovo che siano fuse magistralmente in un intreccio avvincente e imprevedibile, a favore dello sviluppo della trama e del suo obiettivo: il reciproco confronto tra le diverse forme pensanti e le loro espressioni. A guidare il gioco, è l'affascinante e carismatica figura del protagonista Trevor Jamieson: incrollabile tenacia, lucida determinazione, intuito e capacità di affrontare con imperturbabile fiducia ogni situazione apparentemente irrisolvibile. Ma soprattutto naturalmente predisposto a comprendere, preservare, ed in fondo amare, ogni forma di vita intelligente, rispettandola in quanto tale, al di là dell'aspetto, degli ideali e dei loro comportamenti.

A me è piaciuto molto, amando Van Vogt e la sua capacità di immaginare, mettere a confronto e far dialogare le sue diverse creature senzienti e le loro sensibilità intellettive, sempre dotate di eccezionali potenzialità e significato più profondo.
Vi si potrebbe leggere anche una rappresentazione delle diverse sfaccettature dell'animo umano: dai più nobili sentimenti di Jamieson, al limpido e pragmatico cinismo individuale del primo ezwal; dalla pura e poetica semplicità del figlio Diddy, alla feroce e sistematica determinazione dei nemici più temuti. C'è da chiedersi però se non siano i Rull ad interpretare meglio l'indole umana nel modo di porsi e nel giudizio di ciò che è altro. Oppure forse lo è l'impietoso giudizio del "primitivo" ezwal?

<La cosiddetta civiltà umana non è altro che una barriera materiale tra l'uomo e l'ambiente. Ed è così complessa che l'esistenza della razza si consuma solo per mantenerla in vita. L'uomo, preso individualmente, non è in fondo che uno schiavo, inconsapevole di esserlo, al servizio degli artifizi da lui stesso creati, e che soccombe alla fine a causa di un guasto al suo corpo vulnerabile alle malattie. E pur essendo così debole ha l'arroganza e la pretesa di dominare l'Univero, costituendo così la più grave minaccia per le altre razze esistenti>.
 
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