Come allungare un brodo di dado: volume 1 Le space opera di un certo spessore presentano trame avventurose innescate in qualcosa di molto più stimolante che pian piano viene fuori fino a surclassare la trama stessa: l'ambientazione, il background con società e personaggi creati ad hoc, credibili, che agiscono in un certo modo perchè influenzati dalla loro visione del mondo, anzi, dell'universo. In effetti, nonostante qualcuno mi abbia avvisato sull'alto contenuto avventuroso, è quello che mi aspettavo dato che si tratta del primo romanzo di un ciclo denominato "della Cultura" laddove la Cultura è una società anarcoide di cui, nonostante abbia finito il romanzo, posso dire ben poco e così sulla società a loro rivale. Ecco l'inghippo. Qui non prevale il background, la società o la psicologia del personaggio (ah Nova, quanto mi manchi), qui prevale il classico percorso a tappe forzate senza alcun senso; per arrivare a 'sto benedetto mondo di Schar devi assolutamente passare per altre 3 o 4 sotto-avventure-quasi-completamente-inutili con tanta azione alla Rambo e poca attività cerebrale. Vogliamo parlare dei personaggi? Troppi sono totalmente vuoti e fini a se stessi ('Ngeestra è l'esempio lampante, ma anche quando ho letto Jandraligeli nelle appendici mi sono chiesto chi diamine fosse), caratterizzati da una breve descrizione iniziale molto elementare, alcuni hanno un perchè che si esaurisce in fretta, pochissimi hanno un loro modo di pensare e risultano ben intercalati nel conflitto fra società diverse (Balveda, Horza), ma rimangono abbastanza piatti con molte banalità e senza una loro evoluzione o forti spunti di interesse. L'unico per cui ho simpatia è Unaha-Closp, per certi versi simile a Marvin, l'androide paranoide. Mmh, a proposito... |