Il racconto di apertura di questo numero, Le Ossa dei Giganti, presenta al pubblico italiano un'autrice singolare che da molti anni collabora con F&SF; Yoon Ha Lee, autrice coreano-statunitense nata a Houston nel 1979, pubblica il suo primo racconto nel 1999 proprio su F&SF; e da allora ha al suo attivo numerosi lavori. Yoon Ha Lee si dichiara fortemente legata al patrimonio fantastico coreano cui si ispira sia nelle immagini sia nelle strutturazioni narrative che spesso reinterpreta anche in chiave fantascientifica. Le Ossa dei Giganti è un buon esempio dell'immediatezza dello stile della Lee: dall'inizio alla fine siamo nel centro dell'azione principale, e il mondo in cui i personaggi si muovono è lasciato intuire in base a brevi frammenti descrittivi e allusioni, senza che venga data alcuna ampia spiegazione rispetto alle origini dell'universo in cui si svolge l'azione. Una scelta interessante in un momento in cui nella narrativa Fmttasy contemporanea spesso gli autori sentono la necessità di riferire un background fortemente dettagliato ed epico e talvolta, quando sono meno attenti o meno dotati di un senso di equilibrio tra gli elementi narrativi, ci si ritrova a leggere interi sunti di saghe delle ere antichissime. Yoon Ha Lee, che oltre ad avere precise idee sulla tecnica narrativa è sulla breccia da diversi anni, risolve invece il tutto con la snellezza linguistica di un paio di capitoli di videogame o di una sezione di un modulo di role game fantastico. Non sappiamo se giochi a D&D (posso informarmi e riferire in uno dei prossimi numeri) ma certamente l'approccio è quello di un dungeon master giunto al centro di un'avventura: qualche idea del background, una storia che è una ricerca (in questo caso l'apprendimento di una tecnica magica per sconfiggere un potente stregone che amplierà l'esperienza del protagonista) il movente non completamente rivelato del personaggio maggiormente misterioso che, come il Gandalf tolkieniano, muove l'azione perché conosce cose che nessuno sa e che non è opportuno rivelare se non al momento giusto e che manifesta la propria natura solo al culmine del racconto.
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