Quello che ha decretato a Machen un successo che a tutt'oggi continua senza subire flessioni di sorta, sono i suoi racconti del sovrannaturale, un genere questo dove ben pochi sono gli scrittori che possano stargli alla pari o che siano addirittura superiori. Machen è dotato di quel tipo d’immaginazione capace di vedere l’insolito e la stranezza in cose così comuni che in genere sfuggono all'attenzione della maggioranza delle persone. È inoltre così sensibile all’ambiente che i suoi sfondi e le sue atmosfere a volte fanno passare in secondo piano i personaggi dei suoi racconti. Personaggi che non sono dei veri individui, bensì rappresentazioni simboliche di creature impegnate in una caccia senza fine, in cui il Male insegue continuamente la preda che fugge senza scampo. Le trame di Machen sono dominate dalla paura, la cui evocazione deve obbligatoriamente concludersi con la morte o la catastrofe. Una paura che è semplicemente un retaggio del Male lasciatoci dal mondo antico. Le storie comprese in questo volume, ci mostrano la grande padronanza da parte di Machen della tecnica del racconto sovrannaturale in quanto dimostra come sia possibile suscitare orrore solo con allusioni ed accenni velati, invece che col sangue e le atrocità.
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