Intorno alla metà del 1700 Inglesi e Francesi si fronteggiano nei territori nordorientali dell’America settentrionale, vicino alla suggestiva regione dei Grandi Laghi. Questo conflitto precede di poco e poi accompagna lo svolgimento della Guerra dei sette anni sul suolo europeo (1756-1763), in cui le due potenze sono affiancate da altre nazioni. A esso partecipano pure alcune tribù d’indiani, che conferiscono ai combattimenti, già sanguinosi di per se stessi, un carattere d’inaudita ferocia, che stravolge le sopravvalutate regole d’onore, che ispiravano – ma fino a un certo punto – il comportamento delle milizie europee. I due protagonisti sono inizialmente nemici: lui è un capitano francese di illustre casato, che comanda una compagnia di moschettieri, uomo leale e generoso che pur in mezzo alla disumana brutalità della guerra si lascia ancora guidare dai sentimenti; lei è una principessa Mohawk, appartenente quindi a una popolazione nativa schierata dalla parte degli Inglesi, figlia di un colono irlandese e di una nobile indiana. La ragazza, rimasta orfana poco più che bambina, è stata poi allevata dal nonno materno ed ha assimilato in modo convinto la cultura e le tradizioni indigene. Fin dal primo incontro – e non scontro! – nei boschi, nasce tra loro una simpatia, alimentata dalla stima e dal rispetto, destinata con il passar del tempo a trasformarsi in amore. Però questa relazione sentimentale è solo il filo conduttore di una trama avventurosa, che si snoda attraverso agguati, battaglie, assedi, incantesimi – la principessa è anche uno sciamano –, processi, deportazioni, fughe fino alle sconcertanti ultime pagine, in cui si conclude amaramente l’infelice storia d’amore e l’odissea del protagonista.
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