L'attacco di questo romanzo di Kafka, pubblicato postumo e incompleto nel 1925, è quello consueto: il protagonista si risveglia un mattino e, invece di emergere dal sogno al rassicurante contatto con la realtà, ha la sconvolgente sensazione di precipitare in un incubo. Sospesa tra l'allegoria e la parabola, la vicenda non contiene tuttavia, come è proprio di queste formule narrative, un'interpretazione compiuta del mondo o un messaggio etico illuminante. La tragedia dell'uomo contemporaneo si consuma sullo sfondo della più squallida e gretta quotidianità, dove per il singolo la demarcazione tra innocenza e colpa non trova riscontro nella legge, e la legge a sua volta non è il mezzo che oggettiva una morale sociale, ma solo la propria inafferrabile, incomprensibile, indifferente esistenza: come se ci fossero dei processi perchè ci sono i tribunali, i tribunali perchè c'è una gerarchia di funzionari, e i funzionari perchè ci sono i processi...
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