Uomini e androidi La polemica è vecchia e durerà probabilmente ancora per secoli: l'uomo per essere felice, ha bisogno di un sistema sociale stabile; ogni sistema sociale stabile tende a diventare narcotizzante, soffocante, oppressivo; l'uomo deve delegare alle macchine tutte le attività manuali, e dedicarsi liberamente ai piaceri dello spirito e (perchè no?) della carne; tempo libero illimitato significa noia illimitata, la gente regredirebbe a un livello infantile, o impazzirebbe; quando l'elettronica ci avrà finalmente dato dei robot perfetti, risolveremo tutti i nostri problemi; al contrario, è proprio allora che i veri problemi cominceranno. John Markham, un uomo del nostro tempo, viene a trovarsi in una Londra futura e repubblicana, dove questo conflitto è giunto ormai al punto di rottura. E dovrà fare la sua scelta.
Pianeti allo specchio "Tutti i personaggi di questo romanzo sono immaginari, tranne forse i Marziani", avvertiva Pangborn venticinque anni fa, nella prima edizione del libro. E oggi, nel senso che il lettore vedrà, quest'avvertenza è più valida che mai, malgrado i risultati delle sonde americane e sovietiche. Allo stesso modo resta valida la definizione wonderful, meraviglioso, che il New York Times dette allora del volume, come questo giudizio del San Francisco Chronicle: "Una vivacità di stile e una profondità di visione quali raramente si riscontrano nel campo sia fantascientifico sia di tutta la narrativa in generale."
Le due facce del tempo Pochi mesi su un'astronave che viaggia appena al disotto della velocità della luce equivalgono, sulla Terra, a parecchi anni. E gli astronauti che tornano, dopo tre, quattro, cinque anni, dalle stelle più vicine a noi, trovano il loro mondo invecchiato di secoli. E' la cosiddetta contrazione di Fitzgerald, un ostacolo che sembra insormontabile e che crea tra gli uomini una segregazione più assoluta e crudele di quella razziale: da una parte i terricoli, ammucchiati nelle loro mostruose e sovraffollate città, dall'altra gli spaziali, chiusi nei loro ghetti ai margini degli astroporti. Tra gli uni e gli altri c'e soltanto invidia, risentimento, livore; e gli uni e gli altri si sentono prigionieri del proprio angusto, soffocante modo di vita. Ogni tanto capita che uno di loro passi dall'altra parte, tenti il grande salto verso le deserte profondità del cosmo o, al contrario, verso gli abissi formicolanti delle metropoli. Un semplice cambio di prigione?
Strisciava sulla sabbia La fantascienza si sa, è piena di mostri ameboidi che se ne vanno in giro strisciando sui loro pseudopodi, sia nei loro pianeti d'origine, sia sulla Terra. In questo romanzo per cosi dire poliscientifico (cioè fantascientifico e poliziesco) gli ameboidi che sbarcano sulla Terra sono due, ed entrambi, naturalmente, di mostruoso aspetto. Ma l'uno è un ameboide per bene, 'altro invece è orribile in tutti i sensi; l'uno rappresenta la Legge, l'altro il Delitto; l'uno insomma è un mostro-poliziotto, l'altro è un mostro-assassino. Chi dei due avrà la meglio nel duello all'ultimo sangue che ha inizio su una felice isola hawaiana? L'esito dipenderà da un ragazzetto terrestre che se ne stava appisolato sulla spiaggia quando il mostro-poliziotto emerge pseudopodisticamente dal Pacifico.
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