Oltre l'invisibile In riva a un fiume, su Aldebaran XII, c'è un'astronave schiantata. Intorno giacciono i cadaveri semicarbonizzati di cinque uomini. Ma non si tratta di un incidente; e tra i cinque «umani» c'è una leggera differenza: tre sono uomini mentre gli altri due, distinti soltanto da un segno sulla fronte, «non sono che androidi». Di qui prende I'avvio questo classico che è uno dei primi e resta uno dei più impegnati romanzi di Simak: un autore che si sarebbe tentati di definire «umanitario» se tutte le sue opere non fossero dirette precisamente a superare quanto c'è di retorico e di ottocentesco, di limitato, di arretratamente antropocentrico, in ciò che comunemente s'intende per «umanitarismo».
Quatermass e il pozzo Primo piano di targhe stradali, sull'angolo di una casa in demolizione. Dietro una palizzata, bracci di gru in movimento. Stacco sul punto più profondo dello scavo, dove alcuni uomini lavorano con pale e picconi. Poi braccio di una gru che ruota fin sopra il cassone di un camion in attesa... Il camionista sorveglia l'operazione fumando una sigaretta. D'un tratto sbarra gli occhi, butta via la sigaretta e si arrampica sull'automezzo fissando il mucchio di terra scaricato dalla gru. CAMIONISTA (grida, voltandosi agli uomini nello scavo): "Ehi! Venite qui! Presto!..." Cosi comincia il secondo, memorabile film della serie QUATERMASS, di cui presentiamo in questi Classici per la prima volta in volume le sceneggiature integrali. Ed ecco come si avvia alla fantasmagorica conclusione: "Panoramica su Londra. Rombo di un aereo che precipita, poi eco dello schianto. Si vede un edificio in fiamme. La facciata crolla. Un'altra strada, un altro incendio. Carrello avanti fino a inquadrare gli scavi..." Sceneggiature? Tecnicamente si. Ma nel caso di Kneale anche una tecnica romanzesca rarissima, affascinante, da fare invidia al più abile dei narratori di mestiere.
Mai toccato da mani umane "L'Abito Protex è fornito di tasca a molla, una importantissima conquista nel campo della protezione personale: una lieve pressione sul bottone invisibile e avrete in mano la rivoltella, pallottola in canna, sicura alzata. Richiedetelo oggi stesso al più vicino concessionario Protex...". "Norme per I'uso dell'alienometro JM-14. La Cahill & Thomas Manufacturing Co., dopo anni di esperienze, vi presenta il suo nuovo alienometro. Elegante e di poco ingombro, questo moderno apparecchio..." Questi annunci pubblicitari aprono i due racconti forse più famosi e sconvolgenti di tutta la fantascienza: "La Settima Vittima" (da cui il film) e "L'Accademia". La loro pubblicazione su URANIA, insieme agli altri di questa antologia, risale a quindici anni fa. Ma oggi il loro tragico, terrificante impatto è aumentato a un punto tale, che anche chi li avesse letti allora deve assolutamente rileggerli e meditarli riga per riga. Non parliamo poi di chi non li avesse letti mai.
Gomorra e dintorni Neanche la fantascienza può rivaleggiare con la Bibbia nel dipingere crolli, catastrofi, finimondi. Dal Diluvio all'Apocalisse, da Sodoma e Gomorra alle Piaghe d'Egitto, ogni volta che qualcuno ha tentato di ricalcare «dal di fuori» un disastro testamentario, il risultato è stato necessariamente povero e schematico, insignificante in confronto al modello. Per questo Thomas Disch, da scrittore vero, ha seguito la strada opposta, affidandosi anzitutto alla forza dello stile e alla potenza delle immagini per restituirci, man mano che il romanzo si sviluppa, qualcosa della grandiosità dell'episodio biblico a cui il romanzo stesso s'ispira. E per questo risulterà tanto più convincente, suggestivo, «reale», L'inaspettato parallelismo finale con la profezia di Geremia che comincia: «Il tempo del raccolto è passato, l'estate è finita, e...»
|