Una notte profonda incombeva all'esterno : come un'immobile impenetrabile cortina nera. Me ne stavo seduto sullo spigolo del letto in disordine, e fumavo l'ultima di una innumerevole serie di sigarette. C'era uno specchio dall'altro lato della stanza. Lo cercai distrattamente con lo sguardo: oltre l'ombra oscura del mio corpo nudo che si rifletteva in primo piano, guardai alla deliziosa bianca nudità di lei stesa al mio fianco sul letto. Nel calore afoso della stanza, un solo oggetto appariva nitido e freddo. Lo strinsi nel pugno per sentire l'inflessibile durezza di quel frammento metallico che ieri era stato strumento di morte. La ragazza sul letto riprese a parlare, dicendo parole che mi suonavano familiari, parole frammiste a lacrime. Non v'era ragione che io vi dessi ascolto. Quanto stava accadendo ora, era già accaduto altre volte. Ne conoscevo lo schema, ne conoscevo il dialogo, e ne conoscevo i silenzi.
|