"La magia costituisce il lievito delle pagine migliori di Buzzati e restituisce il suono più vero della scoperta". Così scrive Alberico Sala presentando Il deserto dei Tartari, il più famoso romanzo di Buzzati. Il tema della vita come attesa, come sconfitta e rinunzia è tipico dell'arte dello scrittore veneto-milanese che, senza mai perdere di vista l'elemento reale, in questo suo romanzo ricrea il clima rarefatto dell'allegoria. Giovanni Drogo, tenente di prima nomina destinato a Forte Bastiani, si avvia alla meta con l'indefinibile presentimento che qualcosa nella sua vita stia portandolo a una totale solitudine. La fortezza, enorme, gialla, situata ai limiti del deserto, una volta regno dei mitici nemici, i Tartari, lo accoglie con la sua misteriosa imponenza. Il tenente Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un'attesa perenne, ufficiali e soldati. Tutti aspettano i nemici, che verranno dal Nord. Col passare degli anni il tenente Drogo "sente il battito del tempo scandire avidamente la vita", finchè la speranza rinnovata da ogni ombra della pianura verrà stroncata dall'estrema rinunzia: la morte che la dignità del soldato trasfigura in solitaria vittoria.
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