Agatha Christie nei suoi romanzi ha sempre dimostrato molta competenza in fatto di veleni. La sua esperienza di dispensiera in ospedale, durante la prima guerra mondiale, le aveva reso familiari i sintomi e l'azione dei vari veleni. In vari romazi si servì del veleno come mezzo per l'omicidio, sempre con autorevolezza e conoscenza di causa. In "La parola alla difesa" la scrittrice descrive con realistica precisione la morte di Mary Gerrard per avvelenamneto da morfina. Il libro è praticamente diviso in due parti e nella prima il problema è esposto con chiarezza. Mary Gerrard viene avvelenata durante una colazione a cui partecipano soltanto tre persone. Il lettore attraverso una serie di brevissime scene in cui sono coinvolte tutte le persone che fanno parte della tragedia può seguire la sequenza degli eventi che porteranno alla morte di Mary. Poi, nella seconda parte, compare Poirot, il quale, attraverso quella che è in realtà una serie di interviste, giunge alla soluzione del caso. Si tratta di un piccolo e grazioso puzzle e nessuno potrà ritenere di averlo risolto con successo se oltre ad aver capito "chi", non avrà capito "come" e "perchè". Scritto nel 1933, "La parola alla difesa" è uno dei romanzi della Christie di maggiore incisività e profondità ed è molto più ricco di diversivi di quanto non sia di prammatica in questo genere di libri.
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