Non c’è piùscampo (1936) oltre che la serie Poirot, appartiene alla cosiddetta “trilogia esotica” della Christie. È infatti uno dei tre romanzi ambientati in Medio Oriente, nei luoghi che l’autrice visitava assieme al marito archeologo. E molto c’è di questa sua esperienza, almeno per quanto riguarda l’ambientazione, in questo romanzo. Abbandonati i verdi lawns della tranquilla e sonnolenta campagna inglese, le austere dimore vittoriane circondate da parchi e campi da golf, la Christie ci trasporta tra le aride sabbie e sotto il cielo cobalto della Mesopotamia, in un accampamento di una spedizione archeologica. Sin dalle prime battute si sente che tra i membri della spedizione (una compagnia in verità molto eterogenea, vero campionario di tipologia umana) regna una notevole tensione, che attraverso un crescendo sempre più drammatico, sfocerà nel delitto. La situazione è classica: isolamento e numero chiuso di indiziati. Tutti possono essere responsabili. Ma la polizia locale brancola nel buio ed il mistero resta tale finché non arriva Poirot. La luce della sua lanterna investigativa (o forse delle sue celluline grigie?) andrà a posarsi su tutti ipersonaggi, uno dopo l’altro, per fissarsi su uno solo imprevedibilmente, inaspettatamente (ma in fondo logicamente) nell’ultima pagina.
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