Un battello ancorato lungo il Tamigi, cinque membri dell'equipaggio attendono la marea favorevole per poter prendere il largo. È sera; uno di loro, un vecchio marinaio di nome Marlow, comincia a raccontare di un viaggio che molti anni prima aveva fortemente voluto, per entrare in contatto con un continente ancora misterioso e al contempo fascinoso: l'Africa nera. Nel suo racconto, Marlow rievoca il lungo viaggio verso la sede della Compagnia che lo aveva assunto e i cui interessi erano basati sulla razzia di avorio, materiale molto ricercato in Europa a fine Ottocento. La base principale della Compagnia, un cumulo di baracche, era inospitale e inefficiente, gestita da equivoci personaggi, tutti invidiosi di un misterioso Kurtz che sembrava essere l’unico in grado di procurare ingenti e costanti quantitativi del prezioso avorio. Di Kurtz però non si avevano notizie certe da tempo e la sua base era molto all’interno dell’inestricabile foresta, raggiungibile solo via fiume. Marlow parte, dunque, a bordo di un rattoppato battello a vapore con altri coloni e indigeni cannibali pagati con un sottile filo d’ottone. Risalendo faticosamente il fiume, Marlow ha sempre più l'impressione di ripercorrere il tempo e lo spazio, rievocando echi di epoche remote e selvagge nel ventre di una misteriosa e primordiale Africa nera, in cerca della delirante follia di Kurtz e del micromondo parallelo che egli si era costruito.
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