Dieci persone estranee l'una all'altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island, senza sapere il nome del generoso ospite. Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l'invito. E ora sono lì, su quell'isola che sorge dal mare, simile a una gigantesca testa di negro, che fa rabbrividire soltanto a vederla. Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli. Ma hanno trovato una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto della loro camera. E una voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini. Per gli ospiti intrappolati è l'inizio di un interminabile incubo. Come comincia la poesia? "Dieci poveri negretti se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione, solo nove ne restar." E come finisce? "Solo, il povero negretto in un bosco se ne andò: ad un pino s'impiccò, e nessuno ne restò." Con Dieci piccoli indiani, scritto nel 1939, Agatha Christie, che si è cimentata più volte con il giallo in ambiente chiuso - il battello sul Nilo, il favoloso Orient-Express, la villa in Cornovaglia -, ha sfidato se stessa: dieci assassini, isolati, vittime a loro volta di un assassino invisibile. Un geniale capolavoro dell'impossibile possibile.
|