È il 1999, siamo nella parte turca di Cipro, fra barriere di filo spinato, mine antiuomo, soldati blu delle Nazioni Unite. Il manager e produttore musicale Leggy Starlitz è giunto fin qui per invadere l’immenso mercato musulmano con le sue G7, il piú finto, volgare e commerciale gruppo femminile ad aver mai indossato un wonderbra o un paio di scarpe alte quindici centimetri. Milioni di potenziali acquirenti sono in fervida attesa, teenagers che vivono in un mondo di moschee e mullah, pronte a spendere i loro soldi negli infiniti gadget del merchandising delle G7. Tra paparazzi e imbroglioni, musicisti e trafficanti, agenti segreti e terroristi, Starlitz ha bisogno di alcuni potenti e pericolosi alleati, ma soprattutto dovrà agire in fretta: le bombe cadono sulla Jugoslavia, l’anno duemila, Y2K, è dietro l’angolo, e l’unica regola da rispettare è che l’intera faccenda si interrompa prima che dell’avvento del nuovo millennio.
Ambientato tra Istanbul e Cipro, tra le Hawaii e il New Mexico, nel mezzo di conflitti inestinguibili che oppongono culture e popoli, etnie e religioni, in un mondo in cui la realtà condivisa è il prodotto di una scelta di marketing, Lo spirito dei tempi narra la politica del consumo e lo spettacolo della guerra, illustrando la complessità e le trappole di un pianeta che sulla spinta della globalizzazione si è trasformato in un villaggio litigioso e aggressivo, sempre sul punto di esplodere, in cui la commedia si alterna alla catastrofe.
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