"Un ingegnere mortalmente malato acconsente a che il suo cervello venga separato dal corpo, chiuso in una capsula spaziale e utilizzato per un esperimento scientifico. Ma il cervello - Imp Plus - comincia a crescere, a svilupparsi, rifiuta i segnali inviati dalla Terra e giunge a prendere una decisione drammatica e inaspettata. Il grande romanzo di fantascienza di un autore giustamente paragonato a Gaddis e a Pynchon". Lanciare un cervello in orbita nello spazio è come lanciare un romanzo nel lontano mondo dei lettori. Questa analogia, introdotta in "Plus" dalla domanda del cervello «Mi hai letto?» circola in tutto il libro, legando arte e scienza, le loro reciproche richieste di conoscenza e rigore, forza e delicatezza, i loro necessari rischi e incerti ritorni. In "Plus" McElroy insiste nel dire che la sua immaginazione artistica dev'essere pari all'immaginazione scientifica, le cui realizzazioni ci ricordano ogni giorno quanto limitati siano l'occhio nudo e l'orecchio attento, strumenti con cui uno scrittore tradizionale osserva e restituisce il mondo. Nel dramma e nel destino di Imp Plus il lettore avvertirà un'inquietante allegoria della condizione postmoderna.
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