Dopo aver raccolto in IO, ROBOT (1950) una prima manciata di episodi diventati romanzo ed epopea, Isaac Asimov, il grande romanziere e divulgatore americano di origine russa, non è riuscito a dimenticare i suoi meccanici eroi, ha continuato a riprendere il tema. I robot di Asimov non hanno in un certo senso precedenti letterari, ma hanno una discendenza immensa e ormai famosa. Nessun autore di fantascienza oggi si azzarda a inventare un robot, senza condizionarlo alle leggi asimoviane: 1) un robot non può recar danno a un essere umano nè può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno; 2) un robot deve ubbidire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge; 3) un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e la Seconda Legge.
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