Proprio nel momento in cui in Italia la fantascienza editoriale è in crisi mentre quella visiva (cinema, televisione, fumetti) è sulla cresta dell'onda, il Premio Tolkien si pone come un punto di riferimento per tutti coloro che, autori e critici, si interessano attivamente al fantastico, al dilà delle "mode". La terza edizione del concorso ha ottenuto un successio clamoroso e senza precedenti, non soltanto per un premio fantascientifico, ma anche rispetto ad analoghi concorsi di narrativa 'popolare': vi hanno partecipato 117 autori con 156 racconti, per un totale di oltre 2300 pagine complessive. I dieci racconti finalisti per il 1982 sono, come è stato già per il passato, uno specchio delle tendenze della narrativa fantastica italiana contemporanea, che si va sempre più diversificando in filoni e sottogeneri a dimostrazione della vitalità di questa letteratura. Le Montagne della Luna di Riccardo Leveghi - vincitore della terza edizione è un atipico esempio di orrore, esoterismo e fantapolitica, mentre Al di là della porta di Luigi De Anna propone una interpretazione “fantastica” degli avvenimenti che hanno portato alla prima guerra mondiale; e Il tempo di Knut di Riccardo Scagnoli offre una versione nuova dei classici temi della fantasia eroica. Anche Il mio nome è Legione di Claudio Asciuti è una interessante "variazione sul tema", questa volta dei vampiri. Un orrore "urbano", che si infiltra nella normalità quotidiana con effetti devastanti è invece quello descritto in L'orso di pezza di Riccardo de Los Rios jr.; al contrario, La carne e il sangue di Malaberra di Lorenzo IacobelIis non ha alcun contatto con i! quotidiano, descrivendo un mondo totalmente inventato in cui il rapporto creatura-creatore viene riproposto in termini angoscianti. Un altro esempio di fantasia eroica è Morvran di Grazia Lipos, storia d'amore e magia, di libertà e di morte, De Ludis in Tempore di Renato Pestriniero e Su un 'Lied' di Schubert di Anna Rinonapoli potrebbero essere definite due ghost-stories all'italiana, pur nelle notevoli differenze di stile e temi che le caratterizzano. Infine, Sàlmarin di Fausto Sartori si presenta come una inaspettata favola surreale e naïf allo stesso tempo, che rammenta a volte Magritte e a volte Escher.
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