Dieci racconti di John Brunner; una panoramica rappresentativa di un autore che non è mai banale, nei quali non mancano il paradosso, o la ricerca d'avanguardia, ma in cui, soprattutto, sono delineate con amore, competenza e minuziosità di particolari, la vita quotidiana, la mentalità dell'uomo nello spazio, intento a costruire la sua seconda e forse più vera casa, senza per questo dimenticare, anzi!, la Terra. Non le 'verdi colline' cui ritornano gli spericolati eroi di Heinlein, ma la quotidiana fatica dell'uomo comune, capace di disegnare, da un pianeta all'altro, da una stella all'altra, la sua trama sottile ma più resistente dell'acciaio. Non mancano indovinate previsioni sul futuro stesso del nostro pianeta: Brunner adotta un insolito artificio: l'anti-utopia passiva. Cioé, con l'espediente della doppia negazione, l'uomo, invece di sprofondare nella cattiveria e nella perdizione, si riscatta. L'uomo, si, può essere salvato, ma non di rado è necessario sospingerlo con una certa energia (per non dir rudezza) sulla via della salvazione. Infine, Brunner disserta sull'infelicità dei maghi, quand'essi presumono della loro sapienza e s'invischia no talmente nei loro finti incantesimi, che quando, per accidente, s'imbattono in un incantesimo vero, allibiscono increduli, pronti a soccombere. Non c'è avvenire nel mestiere del mago, dice Brunner: e oggi, meno che mai. E strizza l'occhio. In copertina: 'Il nuovo domani (particolare)' di Ludovico De Luigi, per gentile concessione della Galleria d'Arte Ravagnan di Venezia.
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