Come può reagire, come può comportarsi Maigret declassato dai superiori, esiliato in uno scialbo comando di polizia in provincia? Sono ormai piú di tre mesi che Maigret vegeta, è il caso di dirlo, al commissariato di Lucon. Ogni giorno la stessa monotona routine, tante ore vuote e molta malinconia che nemmeno il dolce sorriso della signora Maigret può cancellare. Gli mancano i suoi solerti, fidi ispettori, le sue vecchie scrivanie, i corridoi oscuri del Quai des Orfèvres, soprattutto gli mancano i bistrò e le birrerie dove mangiare i panini al prosciutto e bere un buon boccale di birra. Eppure anche lo sconcertante giudice che gli fa una rivelazione da lasciare il fiato sospeso, anche la sordida vita di alcuni esseri che di Parigi conoscono forse solamente il nome, non gli impediscono di ricostruire le vicende drammatiche di cui viene messo a parte e comunque di risolvere con classe inimitabile un caso singolare, poco consueto anche nella vastissima casistica del commissario. Altra componente nuova, altro elemento non comune per Maigret, la violenza delle passioni, la profondità del rancore nei personaggi che sfilano davanti a lui e forse, nonostante la sua conoscenza del prossimo, questo lato della natura umana lo lascia perplesso.
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