La compagnia della selva bella è un romanzo fantasy ambientato nella bassa padana, tra Bologna e Modena. E’ la storia di un gruppo di persone, che da il titolo al romanzo, che vive nella selva bella di espedienti: piccoli furti, magie, elemosina etc. Uno dei componenti della compagnia, Butafogh (“lucciola” in buona parte dei dialetti padani) risulta essere il sosia perfetto di Re Enzo, il figlio di Federico II di Svevia, che vediamo impegnato in una guerra per rivendicare i titoli paterni. Re Enzo viene fatto prigioniero (dopo uno scambio di persona con Butafogh) e la compagnia cerca di liberarlo per scoprire che la dorata prigionia bolognese ha demotivato e indebolito Enzo. Il romanzo è di facile lettura, e molto divertente. I motivi di interesse principale sono nei personaggi, un po’ caricaturali, nelle invenzioni e nelle creature mitologiche che si incontrano nello svolgersi degli eventi: il Mamon, mostro particolarmente malvagio con i figli Mamin e Mamet, l’Anguana, l’Arloiero o folletto degli orologi e molti altri. Assistiamo fra l’altro all’invenzione dei tortellini, concepiti come piatto da mandare o lanciare a Re Enzo per fargli recuperare le forze, da parte della Paulonia, moglie di Sandrone, La frase che da il titolo all’opinione, ad esempio, è uno dei motti di Sandrone, macchietta del popolano grezzo ma efficace e furbo, maniacalmente fissato con il cibo a causa della lunga dimestichezza con la fame. E’ il padre adottivo di Butafogh, trovato una notte d’estate sulle rive del Panaro. Altri componenti della compagnia sono Paparocia, un vecchio “starione” (mago) e Stupai, un bambino nato per essere uno “starione” e che sta imparando l’arte da Paparocia. Quest’ultimo inventa macchine di tutti i tipi, dal “sottacquabile” alla “da se movibile”. Infine Falistra, la fidanzata di Butafogh. Amsora (falce) una donna enigmatica, e Capitan Nero, un soldato di ventura, si aggregano alla compagnia ciascuno con i suoi fini particolari. Infine un personaggio memorabile non umano, il Ninet del Romualdo, un maiale diventato famoso in tutta la bassa per la sua bellezza, che la compagnia ruba nella scena iniziale del libro per rivenderlo o mangiarselo. Seguirà la compagnia in tutta la storia, risultando spesso importante per lo svolgimento degli eventi.
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