Da quasi trent'anni ogni mese i lettori della rivista americana "Fantasy & Science Fiction" aspettano l'articolo di Isaac Asimov e da quasi trent'anni l'autore di alcuni dei più famosi romanzi di fantascienza racconta ogni mese su "Fantasy & Science Fiction" la scienza vera. La maggior parte di questi articoli è apparsa in tutta una serie di volumi; A perdita d'occhio raccoglie i saggi dal 1984 al 1986. Qualche lettore si sarà stupito in passato che nei libri di Asimov si parlasse così poco di chimica: questo è strano perché, come informano le biografie, il loro autore ha diritto al titolo accademico di professore di biochimica alla Boston Uninersity School of Medicine. Forse sinora Asimov aveva voluto mantenere distinto il suo lavoro di ricercatore e di docente da quello di scrittore; ma A perdita d'occhio rappresenta un'eccezione: ben undici dei diciassette saggi trattano di chimica; i restanti sei parlano di astronomia, ma anche tra di essi almeno due contengono una buona dose di chimica. Questa raccolta, che comincia con un articolo dedicato al primo elemento creato dall'uomo, il tecnezio (a crearlo è stato un italiano, Segrè) e si conclude con l'ipotesi di altri universi enormemente tenui ed enormemente antichi che circonderebbero il nostro, conferma la capacità di Asimov di esporre argomenti difficili con singolare chiarezza e di accendere la nostra curiosità e il nostro stupore davanti al misterioso universo che si estende tutt'intorno a noi "a perdita d'occhio".
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