Il nome di Ray Bradbury non ha certo bisogno di presentazione: salutato di volta in volta come “II più importante scrittore contemporaneo di narrativa fantastica”, “Il re senza corona degli scrittori di fantascienza”, le sue opere sono entrate a far parte della grande letteratura, alla pari con quelle dei massimi scrittori del nostro tempo. Negli stessi anni in cui scriveva i racconti che lo rivelarono alla critica internazionale nella raccolta Cronache marziane, Bradbury scrisse anche una fitta serie di novelle ambientate nei luoghi della sua infanzia, le piccole cittadine del Middle-West agricolo e tradizionalista. Queste sue “cronache terrestri” furono raccolte nella sua prima collezione, Dark Carnival, e in seguito furono ristampate negli Stati Uniti con il nuovo titolo IL PAESE D'OTTOBRE. Il nuovo titolo è quanto mai adatto alla loro atmosfera: in ottobre, la luce del sole comincia a declinare, e gli oggetti quotidiani sfumano tra le ombre: per distinguerli chiaramente occorre avvicinarsi ad essi, osservarli attentamente, e Bradbury ci mostra come ogni volta, dietro le apparenze comuni, irrompa l'avvenimento bizzarro, il fatto straordinario che ci spalanca la possibilità di realtà misteriose e di mondi diversi, nascosti dietro le facciate sonnacchiose della vita di provincia americana. Questi racconti comprendono molti capolavori bradburiani in assoluto e sono annoverati tra le sue opere più originali e più felici. Bradbury porta a livelli di alta poesia le intuizioni degli scrittori di fantascienza che lo hanno preceduto, e sposa perfettamente con l'umanità dei personaggi e degli ambienti il dato fantascientifico. Un libro sorprendente, che ci ridona il senso del meraviglioso.
|