Cave canem, "attenti al cane", è una scritta che si ritrova spesso nelle domus romane. E' appunto in una casa come questa che Publio Aurelio si ferma sulla via del ritorno a Roma, dopo un periodo di villegiatura a Baia. La villa appartiene a Gneo Plauzio, un plebeo arricchito, e si affaccia sul lago d'Averno, la mitica porta del regno degli Inferi. Non appena arrivato, però, il senatore-detective ha una brutta sorpresa: Plauzio Attico, figlio di Gneo, é stato trovato cadavere nella vasca delle murene. Il patrizio viene invitato dal paterfamilias a trattenersi per far da testimone alla stesura di un nuovo testamento e conosce così tutta la famiglia, a cominciare da Paolina, la matrona che è stata costretta a divorziare dal primo marito per unirsi a Gneo. Ben presto avviene un nuovo delitto e Aurelio apprende che sui Plauzi grava un'oscura maledizione: un fosco vaticino prevede che pesci, uccelli e insetti divorino gli alberi del giardino della villa, a vantaggio dell'umile fico dell'orto... Ma Aurelio, da buon epicureo, non crede né al Fato, né ai vaticini... Perfetto mix di romanzo storico e giallo alla Agatha Christie, Cave canem torna ad avvincere il lettore in una nuova edizione, con parti inedite e una nota finale dove Danila Comastri Montanari, con l'arguzia di sempre, ci svela i retroscena dell'ideazione e della stesura del romanzo.
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