I cannoni di Navarone era l'epopea dei volontari della morte, da cui fu tratto un film di grande successo. Con questo romanzo MacLean si conquistò in poche settimane il larghissimo pubblico che ama le letture appassionanti e distensive, condotte tuttavia nel pieno rispetto della buona narrativa. Allo stesso genere, che sembrava non dover trovare più degni successori e che MacLean ha risuscitato clamorosamente, appartiene Base artica Zebra, storia di un'emozionante spedizione sotto la calotta polare artica. Protagonista di ques'avventura nella zona più fredda della guerra fredda è il dottor Carpenter, un misterioso inglese che si fa passare per specialista in fatto di malattie polari. Tutto comincia in una gelida notte d'inverno, quando il sottomarino nucleare statunitense "Dolphin" lascia la base di Holy Loch, in Scozia. La destinazione è l'Artide, lo scopo della missione è di salvare i superstiti dell'incendio che ha devastato la Base artica Zebra, una stazione meteorologica inglese fluttuante sui ghiacci. Man mano che il "Dolphin" procede fra i ghiacci, i dubbi sull'identità del dottore e sul contenuto della sua valigetta ermeticamente chiusa si fanno più forti, e intanto si comincia a sospettare che gli uomini della Base artica Zebra non si limitino a compiere innocue osservazioni meteorologiche: come si giustificherebbero altrimenti gli incidenti che vi sono accaduti ? La spiegazione verrà alla fine di un viaggio che è già di per sé un'impresa straordinaria, dopo una serie perfettamente congegnata di colpi di scena, in cui entrano un satellite di ricognizione e due spie sovietiche senza scrupoli. Nei momenti di tensione e di pericolo, nelle pause in cui l'intrigo lascia il posto al divertimento, MacLean si muove con una maestria che invita all'abbandono anche i lettori più esigenti.
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