Ubik è la porta attraverso la quale si entra in un'altra dimensione, un luogo in cui tra la vita e la morte non c'è alcuna differenza. Tutto è solo... Ubik. Come fa Glen Runciter, titolare di un'agenzia di anti-telepati a comunicare con sua moglie Ella avere i suoi consigli dall'aldilá, da un mondo informe e allucinante di semi-vita o non-morte? E perché mai dopo ogni collegamento con Runciter la semi-vita afferra improvvisamente Joe Chip dal suo mondo del 1992 e lo scaglia violentemente nell'America degli anni Trenta? E come è possibile che Joe riceva dei misteriosi e cupi messaggi sui muri e sugli specchi dei bagni dal suo capo (come se fossero ironiche manifestazioni di un Dio biblico), quando questi è stato ormai ucciso da una bomba esplosa sulla Luna? Come mai anche Pat, con tutti i suoi terribili poteri e la capacitá di controllare il flusso del tempo, è intrappolata assieme a Joe Chip in un assurdo incubo che dovrebbe essere in grado di annullare in un attimo? In un'opera unica e irripetibile, che viene considerata unanimamente come il massimo capolavoro del suo autore, Philip K. Dick, scrittore tra i piú grandi e visionari che la fantascienza abbia mai avuto, ripropone le tematiche che lo resero così famoso: la vita oltre la morte, i poteri psi, e soprattutto la mancanza di un tessuto connettivo vero al di sotto della realtá apparente delle cose, la mancanza di un principio divino che si oppone all'entropia dell'universo, al caos primordiale che tutto va inglobando dentro di sé. Per dirla con le parole di uno dei massimi studiosi dell'opera di Dick, «Ubik, la sostanza del mondo, è il segno della mercificazione del divino, che annulla funzioni e identitá, ricacciando ogni personaggio nella terra desolata dei morti viventi, da cui non esiste via d'uscita».
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