Philip José Farmer, autore tra i più originali e imprevedibili della fantascienza, possiede la notevolissima dote di riprendere i più classici temi di questa letteratura per interpretarli in modo originalissimo, fondendo avventura, estrapolazione, inventiva, per creare geniali affreschi, nei quali alla forza descrittiva e all'azione continua corrisponde una dissacrazione di ogni tabù, un'irriverenza verso i luoghi comuni, i personaggi scontati, e in genere tutto ciò che viene considerato prestabilito e intoccabile. Questo romanzo, scritto in uno dei momenti di maggiore freschezza inventiva dell'autore, riprende il classico tema della Terra ritornata alla barbarie: grandi territori nei quali la natura ha ripreso il sopravvento, popolazioni ritornate indietro nel tempo, divise in piccole comunità e tribù, dopo un evento del passato nel quale le tracce di una tecnologia avanzatissima sono scomparse dalla faccia del mondo. Ma qualcosa rimane, della scienza antica: un'astronave, perduta con i suoi segreti... e la sua scoperta, oltre che l'inizio di una catena di eventi che porterà il protagonista del romanzo a conquistare un potere insospettato, tra incredibili pericoli e tra mille battaglie, sarà anche la chiave per aprire le porte di un regno.
|