La pia leggenda narra che attorno all'Anno del Signore 280 a Patara, nei pressi di Myra, nell'attuale Turchia, nacque un tale a cui fu messo nome Nicola. Pietoso e gentile di animo, si dice abbia un dì distribuito ai poveri e agl'indigenti tutte le, abbondanti ricchezze del patrimonio di famiglia, per poi errare solo soletto nelle campagne ad assistere bisognosi e ammalati. Nicola consacrò la propria esistenza al servizio di Dio e, giovanissimo, divenne vescovo di Myra. Durante le persecuzioni scatenate dall'imperatore Diocleziano, fu esiliato e conobbe persine il carcere, ma nel 325 non mancò all'importantissimo Concilio di Nicea. Quando Nicola morì, nel 343, si diffuse immediatamente un culto popolare che lo voleva patrono dei bambini.
Sulla figura di questo Uomo del Natale si concentra anche una lunga serie di simbologie precristiane. Il 25 dicembre come nascita di Gesù Cristo è - si sa - una convenzione che la Chiesa cattolica ha scelto appositamente per inserirsi (sovrapporsi e inculturarsi) in un tempo forte già presente nel calendario di numero si popoli sia mediterranei sia nordeuropei.
In Tolkien, l'intersezione fra la rinascita precristiana del sole e l'avvento cristiano del Figlio di Dio è ripresa nella parentela fra Babbo Nicola Natale (il figlio) e Nonno Yule (il padre), il secondo che origina il primo e il primo che dà senso pieno al secondo. Del resto, il Babbo Natale tolkieniano testimonia nel proprio nome scritto per intero come "Santa Claus" possa sussistere soltanto alla luce del Natale cristiano, giacché Nicola fu santo di Colui che si festeggia la notte di quel Natale che in inglese, del tutto esplicitamente, si chiama Christmas.
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