Rififi è il capostipite del “romanzo di mala”, il filone più truce e realistico del noir francese, portatore di uno sguardo disincantato sul mondo dei delinquenti nel secondo dopoguerra. Le esistenze dei protagonisti sono fatte di coltelli e donne di malaffare, di bische e locali fumosi. In questo libro, scritto ricorrendo ampiamente al gergo degli ambienti di malavita, Le Breton dipinge senza nulla concedere alla moda del giallo anglosassone o americano lo scontro tra delinquenti nordafricani, corsi e italiani. Il suo stile di scrittura ha influenzato profondamente non solo il linguaggio e la letteratura, ma anche la stessa mala francese. Tony, detto il Lionese, è appena uscito dalla prigione, dove ha scontato una condanna di cinque anni. Radunata una banda di complici, organizza un audace colpo ai danni di una gioielleria. Il bottino fa gola a tutto l’ambiente della mala e inizia così una lotta all’ultimo sangue tra le gang rivali: “le rififi”, una rissa senza esclusione di colpi per le strade di Parigi. Da quando Le Breton ha inventato il termine, “rififi” è entrato regolarmente nel gergo della malavita. Da questo libro Jules Dassin ha tratto il film omonimo, che gli è valso il premio per la miglior regia al festival di Cannes. I personaggi creati da Le Breton sono stati portati sullo schermo da numerosi interpreti di primo piano, tra i quali Jean Gabin, Lino Ventura e Alain Delon
|