Se c’è un personaggio che simboleggia il giallo del nostro Paese, come Maigret lo è per la Francia e Sherlock Holmes per l’Inghilterra, questi è senza ombra di dubbio il commissario Salvo Montalbano, il più letto e il più amato dei detective della carta stampata. Funzionario integerrimo, dotato di senso dell’umorismo e di fine sarcasmo, amante della buona tavola e della letteratura, la creatura di Andrea Camilleri si muove in una Sicilia lontana dagli stereotipi, costantemente in rivolta contro qualcosa o qualcuno. Scritte in un linguaggio che ibrida con straordinari risultati il dialetto siciliano e l’italiano colto, le avventure di Montalbano riescono a essere gialli classici, nel meccanismo del delitto e dell’indagine, e spaccati sociali di enorme intensità, veri saggi sull’Italia contemporanea e sulle sue trasformazioni. Il giro di boa ci riconsegna un Montalbano fortemente disilluso e in crisi dopo i fatti del G8 di Genova del luglio 2001 e le violenze della polizia contro i manifestanti. Non è quello lo Stato che si sente di rappresentare e difendere. Dopo aver passato una “nuttata ‘nfami”, però, durante una nuotata per levarsi di dosso rabbia e cattivi pensieri, Montalbano si imbatte in un cadavere da tempo alla deriva e il suo istinto da poliziotto ha il sopravvento. Vera novità del nostro panorama editoriale, che ha stracciato ogni record di vendita e di permanenza in classifica, il commissario Montalbano è anche una fiction di enorme successo con il volto di Luca Zingaretti
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