Area Sito

 
Urania

Cambia Area DB:

» HELP HomePage «
» Forum
» Cerca
 
  

Database

 
» Database Collane UM
» Autori
» Tags
» Novità
» Le Interviste di UM!
» Wanted !!!
» Scambio/Vendita
» La Compagnia del Ciclo
» Giudizi/Commenti
 
  

Utenti OnLine

 
Visitatore Visitatori(162)
 
  

Classifiche

 


 
  

URANIA Mondadori

 

 
  

Le figlie di URANIA

 

 
  

Ricerca Libri

 
Inserisci i dati:
Numero:
Titolo:
Tit.Orig.:
Autore:
Editore:
Trama:
Relazione:
 
  

Links utili

 
 
  

Contatti

 
Amici di UraniaMania
Lo Staff di
Urania Mania
Lo Staff onorario di
Urania Mania
 
  
 

Galassia - La Tribuna - Scritta Galassia nel riquadro colorato

 
 
Codice:2979      
 
Piace a 1 utente
Non piace a 0 utenti
Media: 8.50
 
N. Volume:   164
Titolo:   Tempo di streghe
Autore:   James E. GUNN (ps. di James Edwin GUNN)
   Traduzione: Vittorio CURTONI
   Copertina: Giovanni GRASSO
 
Data Pubbl.:   15 Aprile 1972 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   The Witching Hour, 1970
Note:  
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Antologia  N. pagine:   176
 
 
  Ultima modifica scheda: Fantobelix 01/09/2018-21:44:46
 
   
 

 
 
Di James Gunn, autore che gode d'ampia notorietà in America nonostante la relativa scarsità della sua produzione, il lettore italiano ricorderà senz'altro Il rosso fiume dell'eternità e Questo mondo inespugnabile: opere entrambe piuttosto interessanti e impegnate. Tempo di streghe, l'antologia che qui presentiamo, ci rivela un altro aspetto dello scrittore: aspetto, se vogliamo, più occasionale e tendente al puro divertimento, ma non per questo trascurabile. (E sarà opportuno notare come i tre racconti che compongono il fascicolo siano originariamente comparsi, tra il 1953 e il '54, su riviste specializzate americane) Diciamo subito, a scanso d'eventuali equivoci, che il difetto maggiore di questi lavori (ad eccezione di Un bel pezzo di birra) consiste proprio nell'essere nati come racconti professionali: sicché, ad esempio, la Favola della bella strega e dell'intrepido detective si trova a giocare continuamente con gli stessi elementi, col rischio di produrre una certa noia (e senz'altro una misura più contenuta ne avrebbe aumentata l'agilità interna); e, allo stesso modo, Strega a malincuore soffre di un'estrema chiusura d'ambienti e di una chiaramente individuabile staticità di personaggi. Il discorso vale anche per il linguaggio, che proprio per voler essere troppo piano e normale, quotidiano, ingenera alla lunga piattezza e monotonia (non in quantità tali, comunque, da impedire al lettore una buona dose di divertimento). Per contrasto, Un bel pezzo di birra, veloce, movimentato, con un'idea originale, spicca senz'altro sugli altri due e resta, nel suo genere, un piccolo capolavoro. Accanto ai difetti, ovviamente, i pregi. Che saranno soprattutto da ricercarsi, a nostro parere, nel ritratto della società americana che balza fuori da questi racconti. Diciamo meglio: certe costanti strutturali, di natura prevalentemente socio/sessuale, che emergono continuamente dalla pagina di Gunn. Non sarà un caso, ad esempio, che le caratteristiche fisiche delle tre ragazze dei racconti siano sempre le stesse (statura leggermente bassa, occhi azzurri, etc.): o che il protagonista si senta alla fine, in un modo o nell'altro, regolarmente costretto a sposare la strega di turno. Non vorremmo parere troppo tendenziosi ma ci pare di vedere in tutto ciò (nonché nell'ambiguo rapporto, a sfondo essenzialmente sado/masochistico, che, sempre, si instaura tra il maschio e la femmina) una rappresentazione pressoché tangibile delle paure e dei desideri dell'uomo americano. Da una parte, dunque, la desiderabilità della donna, e con ciò s'intenda anche l'inconscia tensione all'annullamento col ritorno al grembo materno; dall'altra la paura della svirilizzazione, dell'insorgere del matriarcato, e quindi complessi di castrazione et similia (significativa, tra l'altro, l'associazione donna/magia, che qui ritorna regolarmente: scivolamento ad uno stato archetipo del pensiero e della società, ovvero puro e semplice timore del diverso essere femminile, della sua sostanziale estraneità all'essere maschile, con tutte le conseguenze che ciò comporta). Vorremmo dunque proporre per questo testo, al di là e anche contro la patina di superficie che tende a farlo apparire semplice prodotto di consumo, un'interpretazione socio/psicoanalitica: e ritrovare, per continuare il discorso, nelle tre donne una rappresentazione quanto mai esatta e circostanziata di ciò che Jung chiama anima (e cioè l'archetipo femminile presente nel maschio). E ancora, per azzardare un'altra idea, interpretare l'istanza razionalistica di fondo (atea, tra l'altro, a ben guardare) come un tentativo, conscio, di ribellarsi alle immagini prodotte dall'inconscio; in altre parole, il desiderio di rimettere ordine dove ordine non esiste, Queste sono solo alcune indicazioni di massima, che la stessa ristrettezza di spazio non ci consente d'ampliare. Vorremmo tuttavia, per concludere, affermare la necessità d'un approccio alla sf non più limitato ad empiriche e sostanzialmente immotivate osservazioni personali, ma saldamente basato su una metodologia scientifica, secondo le indicazioni delle più recenti teorie estetiche; onde si possa sviluppare un discorso continuo, omogeneo, e generale, senza pericolose oscillazioni di tono.