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Galassia - La Tribuna - Scritta Galassia nel riquadro colorato

 
 
Codice:2974      
 
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N. Volume:   159
Titolo:   Come ladro di notte
Autore:   Mauro Antonio MIGLIERUOLO
   Copertina: Attilio UZZO
 
Data Pubbl.:   1 Febbraio 1972 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   Come ladro di notte, 1972
Note:  
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Romanzo  N. pagine:   176
 
 
  Ultima modifica scheda: zecca_2000 28/01/2019-15:44:09
 
   
 

 
 
Eccoci dunque al terzo romanzo italiano che Galassia presenta ai lettori nella sua nuova veste. Più di un anno e mezzo ci è occorso per ritrovare e accomodare (grazie in special modo a Lino Aldani) quest'opera davvero unica che da parecchio tempo languiva in un cassetto, ma ora possiamo tenerla a battesimo con legittimo orgoglio. Come ladro di notte (non 'nella notte' - vedere Prima Lettera ai tessalonicesi in: Ricciotti - Le lettere di San Paolo - Coletti Editore Roma 1958 - Pag. 14 paragrafo 5 - dizione questa che l'autore preferisce alle altre traduzioni) risale come prima stesura al 1966, pur essendo stato definito l'anno seguente. Come Miglieruolo tiene a sottolineare, e come l'opera stessa rivela chiaramente, il romanzo è stato scritto in un periodo di intensa trasformazione della sua personalità politica. La maturazione definitiva e successiva a quel periodo lo avrebbe poi costretto a rinnegare il tipo di impostazione filosofica e moralisticheggiante data al romanzo, ma fortunatamente non gli avrebbe impedito di conservarlo per tutti noi. Il carattere che più si presenta evidente alla prima lettura è la davvero enorme mole di elementi che sono stati chiamati a costruirlo: Come ladro di notte è un romanzo che oseremmo chiamare apocalittico, oltre che per la bizzarra operazione di sintesi subita dal linguaggio, per il suo coinvolgere più o meno quasi tutti gli aspetti attuali e futuri del vivere civile. Forse l'unico difetto risiede proprio in questa sua molteplicità di intenti mai portati compiutamente a termine. A questo proposito è Miglieruolo stesso a offrircene una spiegazione. "Il romanzo", egli dice, "ha il difetto inevitabile di ogni opera concepita in periodi di rapida trasformazione. E' parziale e spesso superfluo, nella misura in cui accenna o imposta problemi che poi non vengono sviluppati perché hanno perso il sostegno delle forze interiori che li ispiravano, o che rimangono esterne alle esigenze dell'azione e dell'ispirazione complessiva. Vedi per esempio il tema di Elio palesemente incompiuto rispetto agli sviluppi possibili; idem per i rapporti Zanzotto - Silvana e Zanzotto - crisi - Congrega". Ma ciò che ci spinge soprattutto a non tenere conto di questo difetto è l'incredibile (e meraviglioso) universo che prende vita dalle pagine del romanzo. Mai nulla di simile era stato in precedenza tentato da uno scrittore italiano di fantascienza. Moduli e schemi classici vengono rilevati da Miglieruolo e deformati nella sua alchimia personale della parola, immersi in un bagno misterioso da cui emergono ricoperti di una patina affascinante. L'ideale cosmico di morte che pervade ogni mossa e ogni intento della Congrega appare come il punto fermo di un'intera concezione esistenziale. E il lento germe della corruzione si infiltra silenzioso in questo immenso apparato, mentre tutt'intorno si agitano le patetiche figure che intendono arrestarne o aiutarne la corsa maledetta. Un grandioso affresco dipinto dagli uomini e da questi incrinato e condotto alla rovina. Una morale, forse? Oppure un atto di accusa?