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Galassia - La Tribuna - Scritta Galassia nel riquadro colorato

 
 
Codice:2951      
 
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Media: 5.50
 
N. Volume:   136
Titolo:   La rivoluzione Thurb
Autore:   Alexei PANSHIN
   Traduzione: Vittorio CURTONI
   Copertina: Rodolfo VIOLA
 
Data Pubbl.:   15 Febbraio 1971 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   The Thurb Revolution, 1968
Note:  
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Romanzo  N. pagine:   160
 
 
  Ultima modifica scheda: Tony Lee 20/11/2015-13:15:23
 
   
 

 
 
Già nell'introduzione a Star Well abbiamo avuto occasione di parlare del ciclo di Villiers. The Thurb Revolution è il secondo episodio della serie: forse più riuscito, a nostro parere, del primo, e più fragorosamente divertente. La tecnica di Panshin in questo romanzo è particolarmente abile: l'intreccio nasce tutto dall'accavallarsi dei personaggi, e non delle situazioni; la trama in sé è piuttosto immobile, com'è del resto provato dal brevissimo lasso di tempo in cui essa s'apre e chiude. Ma l'opera ha un'aria tutt'altro che statica: il lettore è continuamente costretto a ricapitolare i fatti avvenuti, a ricordare i nomi dei personaggi; una specie d'allenamento mentale che rientra evidentemente nel gioco raffinato dell'autore. I personaggi, l'abbiamo già detto, sono parecchi: a parte i soliti Villiers e Torve (di cui è particolarmente gustosa l' abitudine di scorrazzare su un triciclo rosso, immediatamente evocatrice d'un'immagine quasi magica), troviamo parecchi individui interessanti. Dall'Ammiraglio Walter Beagle, un uomo gonfio di sé e maledettamente goffo e ottuso; a Ralph e Rohn e Fillmore, tre ragazzi che portano avanti un messaggio rivoluzionario sui generis (sarebbe anzi interessante discutere le idee politiche di Panshin, ma forse questa non è la sede più adatta); a Claude la Nucchia, enigmatica creatura che pretende di essere Dio e riuscirà a farsi almeno un proselito (beh, le idee di Panshin sulla religione sono chiare). E ancora David, un giovinetto che nasconde un romantico segreto; Fred, un tipo che si mimetizza dietro i propri baffi, troppo integro forse per un mondo tanto corrotto; Dreznik, l'assassino morto già tre volte, pallido e cadaverico quanto spietato e abile (i due delitti che gli vediamo compiere nel romanzo sono tra i più interessanti degli ultimi anni). Ma come nell'opera precedente, il punto più caratterizzante di Thurb Revolution resta il dialogare continuo di Panshin coi lettori. Ogni capitolo che si apre è una possibilità per fare due chiacchiere, semplici e piene di buon senso, su questo e su quello: sulla notte, sulla necessità di manipolare gli oggetti, sull'alternarsi delle culture. Un Panshin filosofo? Probabilmente no, ma siamo sicuri che un appellativo del genere gli farebbe piacere; diciamo piuttosto un Panshin uomo intelligente, con gli occhi aperti, disposto a mettere in discussione tutto e tutti. E spingendo più in là il procedimento, in questo romanzo egli arriva addirittura a motivare le azioni dei propri personaggi, a giustificarle dall'interno della loro psicologia; il più delle volte per mostrare quanto incoerente e ridicolo sia il comportamento umano. Non è un caso che tutti i protagonisti dell'opera siano più o meno macchiette, individui con caratteristiche ben determinate e inderogabili: è già una lezione accettare un punto di vista del genere e portarlo alle estreme conseguenze. Quanti di noi sarebbero disposti a riconoscersi nei panni, per esempio, dell'Ammiraglio Beagle o di Walter Morgenstern? Eppure la vita è quello che è; ma non ce ne accorgiamo. Il gusto dell'opera potrà magari essere discutibile; le idee potranno anche parere opinabili; ma a parte i gusti personali, resta un inquietante sottofondo d'intelligenza che dovrebbe offrire lo spunto per qualche meditazione. Per esempio: voi siete Realisti o Nominalisti? Fatevi il test. E quando manipolate, siete felici o infelici? E andate a letto presto o tardi? E attenzione a non lasciarsi trarre in inganno dal tono leggero del romanzo: una cosa è l'ironia, un'altra il riso sguaiato. Panshin non ride mai; tutt'al più sorride, un po' a denti stretti. La cosa migliore sarebbe scrollare la testa e tirare avanti; ma che barba, no?