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Galassia - La Tribuna - Scritta Galassia nel riquadro colorato

 
 
Codice:2942      
 
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Media: 6.00
 
N. Volume:   127
Titolo:   Star Well
Autore:   Alexei PANSHIN
   Traduzione: Maria Silvana DESSANTI
   Copertina: Ferruccio ALESSANDRI
 
Data Pubbl.:   1 Ottobre 1970 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   Starwell, 1968
Note:  
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Romanzo  N. pagine:   156
 
 
  Ultima modifica scheda: fantagufo 02/06/2019-04:29:18
 
   
 

 
 
Star Well è il primo romanzo di una serie già famosissima in America, avente come protagonisti fissi quel perfetto gentiluomo che è Anthony Villiers e quell'enigmaticissimo alieno che è Torve il Trog, una specie di rospo gigantesco; oltre ad un numero imprecisato (e imprecisabile, crediamo) di personaggi minori, alcuni dei quali ricompaiono in tutte le storie. Gli altri due titoli sono The Turb Revolution e Masque World; e già da tempo è stato annunciato il quarto volume. L'autore di questo ciclo, Alexei Panshin, è sconosciuto da noi. Dopo essersi fatta una solidissima fama come critico su riviste specializzate (fama, aggiungiamo, più che meritata: i suoi articoli dimostrano un'eleganza, un'intelligenza e un sense of humour almeno inconsueti) e aver ricevuto nel 1967 un Hugo proprio per l'attività di critico (attività da cui è uscito anche un interessantissimo volume su Heinlein, Heinlein in Dimension), dopo aver pubblicato racconti su diverse riviste, è esploso come autore di romanzi con una notevolissima opera: Rite of Passage. In questo grosso romanzo, vincitore tra l'altro del Nebula del 1968, Panshin riprendeva temi classici quali l'astronave che da generazioni viaggia nello spazio e il contatto con pianeti stranieri; ma risolvendoli in maniera veramente nuova, delineando con estrema sensibilità il passaggio dalla giovinezza alla maturità della protagonista. Il ciclo di Villiers è tuttavia profondamente differente da quel romanzo; nonostante si ritrovino anche qui parecchie delle caratteristiche essenziali di Rite of Passage. In primo luogo l'acuta intelligenza che si diverte (e, perché no, si commuove) a notare con apparente estrema noncuranza i difetti più grandi e i pregi migliori dell'umanità; e secondariamente la notevole capacità stilistica, che nei romanzi di Villiers si traduce in un ritmo da balletto serrato e quanto mai divertente. In effetti non crediamo di aver mai letto, nel campo della SF, qualcosa di così raffinato e compunto. Sarà inutile accennare alla trama, complessa nella sua apparente immobilità, perché significherebbe togliere al lettore buona parte del piacere derivante da questo libro. Una parola, piuttosto, sui personaggi. Anthony Villiers, il protagonista, è un raffinatissimo gentiluomo galattico, sempre in viaggio da un pianeta all'altro in cerca di un assegno che lo rimetta da momentanei dissesti economici (lo troverà, quest'assegno, alla fine del romanzo); e perennemente coinvolto in avvenimenti complessi e delicati, che non riescono peraltro a scalfire d'un millimetro la sua flemma imperturbabile. E poi quella che è forse l'invenzione più geniale di Panshin: Torve il Trog, simpaticissimo rospone, sempre alle prese con sue personali teorie di 'linee di convergenza' (linee che troveranno uno sviluppo assai rapido in Masque World), autore tra l'altro di una forma d'arte tutta particolare: quel "Thurb" che egli ripete con ammirevole costanza e dedizione. Un personaggio enigmatico, sostanzialmente distante ed estraneo alla nostra mentalità; ma dotato d'una carica enorme di simpatia (indimenticabile, ad esempio, la scena di Torve che in Thurb Revolution cavalca senza scopo alcuno un triciclo rosso). Tutti gli elementi concorrono a dare all'opera un sapore assolutamente particolare, unico ed irripetibile (se non da Panshin stesso, com'è ampiamente dimostrato). E' forse, paradossalmente, tutto un nuovo tipo di SF che è contenuto in queste pagine. E nell'augurare buona lettera, consigliamo ai lettori di meditare per un attimo le osservazioni che Panshin dissemina qua e là un po' su tutto, dai mantelli alla religione: c'è dentro molto più buon senso, ci sembra, di quello dimostrato abitualmente da tanti palloni gonfiati sempre pronti ad urlare, italiani e no.