Nei due romanzi e nei racconti di "Spettri del tempo di guerra", torniamo a inoltrarci nel duplice territorio di Bowen - quello di pace e quello di guerra. Scritte in periodi diversi - nel 1931 "Amici e amanti", negli anni quaranta i racconti, nel 1959 "La casa a Parigi" - queste opere ci permettono di seguire l'evoluzione della scrittrice, la coerenza della sua ricerca, la capacità di sentire e descrivere un'atmosfera per allusioni, rimandi, cancellazioni. La rispettabile società inglese, donne eternamente bambine, uomini fragili e contraddittori, domestici perfettamente speculari ai propri datori di lavoro, si muovono in paesaggi comunque spettrali, siano essi quelli di una Londra allucinata sotto i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, o quelli irrigiditi, paralizzati dalle convenzioni delle abitazioni borghesi prima e dopo la guerra. Creature incomplete che Bowen introduce sulla scena per dar spazio ai fantasmi che le accompagnano, che anzi esistono solo in quanto accompagnate da un fantasma. Fantasmi di antiche passioni, desideri taciuti, precarie trasgressioni in un universo sostanzialmente immobile, claustrofobico in cui le case, i giardini, gli oggetti sono più vivi, in qualche modo pervicacemente vitali, testimoni muti dell'inequivocabile non-presenza degli esseri umani, simboli minacciosi delle pieghe sconosciute dell'inconscio.
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