Che cosa nasconde Franz Hall, il bianco che è venuto a vivere a Port Tropique? Armi, traffici, donne, e impeccabili cocktail seduti al bar, guardando la rivoluzione nelle strade. Che spazzerà via la calma di una pigra «repubblica delle banane». Un noir magistrale dove l’azione e il ritmo nascono dall'attesa. Il romanzo di una lenta, ineluttabile, discesa agli inferi. Quando il peso della colpa conta più delle pallottole. A Port Tropique, nell'America Centrale, è arrivato Franz Hall. Sopravvive al tempo che passa, suda parecchio, beve altrettanto, ammira le belle donne, maneggia in traffici clandestini con clienti pericolosi. Fa qualunque cosa per scrollarsi di dosso il proprio passato. Ma Franz Hall un passato ce l'ha, e non basta volerlo dimenticare per poterci riuscire. Se c'è un libro che merita di essere definito magico, è questo. Sospeso in un'atmosfera torrida, sfuggente come i pensieri del protagonista, tranciato in brevi capitoli ognuno dei quali apre a digressioni che sono altrettanti nuovi orizzonti, Port Tropique precipita, in una tensione quasi ipnotica, verso un finale liberatorio e inevitabile. Lontano dalle giungle frenetiche dei suoi romanzi più famosi, Barry Gifford è maestro nel dipanare una narrazione fatta di molti strati, alternando gli stati mentali del protagonista a vivissime scene incantate, in una lenta progressione che diventa lucida compattezza, di stile e di azione. «Una storia che inchioda alla sedia». Washington Post
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