II filone "umanista", che annovera tra i suoi esponenti più prestigiosi Kim Stanley Robinson, Connie Willis e James Patrick Kelly, costituisce, assieme al cyberpunk, la componente fondamentale della nuova fantascienza, della SF "postmoderna", come l'ha definita Michael Swanwick in un famoso scritto. Quella umanista e una corrente che, secondo le parole di Swanwick, «centra la propria attenzione sui personaggi umani, generalmente considerati fragili e fallibili, e usa il genere per esplorare grandi questioni filosofiche». Prestigioso capostipite di tale tendenza, Michael Bishop ci offre in questo numero della IASFM uno straordinario esempio della sua fantascienza sensibile al rapporto tra le razze e tra le persone. Accanto al romanzo di Bishop, ancora due racconti "umanisti" prodotti da maestri di generazioni diverse, il veterano John Brunner, che in questi ultimi anni continua a sfornare affascinanti novelle di antropologia esotica, e il giovane, ma gia affermato, Jonathan Lethem, il quale si avventura ancora una volta, con L'Uomo Felice, a sondare il rapporto tra l'anima umana e le realtà artificiali.
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