Mentre il pianeta Miranda è in attesa del ritorno delle maree, ciclica vendetta della vita oceanica, un emissario degli abitanti della sterilità dello spazio profondo, dove si è rifugiata l'aristocrazia del comando, cala dal cielo intenzionato a fermare lo sciamano che minaccia l'esistenza della società iperurania... Bizzarro, affascinante, coinvolgente, Stazioni delle maree, il romanzo premio Nebula 1991 di Michael Swanwick che vi presentiamo in questo numero, tocca gli estremi dell'immaginario della fantascienza: si addentra nelle moderne tematiche new age passando attraverso un'epicità maestosa degna della science-fiction dell'Età dell'Oro. D'altra parte, in un'intervista rilasciata alla prestigiosa rivista inglese Interzone, Swanwick ha detto di considerarsi uno scrittore di fantascienza vecchia maniera, Lucius Shepard ha scritto di lui che la sua narrativa possiede la cattiveria del cyberpunk e l'angolazione umana tipica degli umanisti, pur restando lontana dall'esasperazione tecnologica degli uni e dall'ostentata letterarietà degli altri. Con Stazioni delle maree Swanwick ha raggiunto un equilibrio di stile e contenuto: vi sono elementi della space opera classica, suggestioni coloristiche alla Jack Vance, una cospicua dose di realtà virtuali e di tecnologia tanto raffinata da essere, come diceva Arthur Clarke, quasi magia. Il riferimento più vicino è forse il capolavoro di Dan Simmons Hyperion, senza che il raffronto tolga nulla all'originalità di Swanwick. A fare da ciliegina sulla sontuosa torta di questo primo numero della nuova serie della rivista di Asimov non poteva mancare un'inedito dei buon dottore. Ed è ancora l'incontenibile Azazel a far la parte del leone!
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