John Wyndham, nato in un villaggio del Wirwickshire nel 1903 e morto nel 1971, è uno dei grandi nomi della fantascienza. Meno prolifico di Asimov o Clarke, meno scintillante di Sheckley, meno immaginoso di Van Vogt o Heinlein, i suoi romanzi e racconti sono sempre, tuttavia, costruzioni di alta e solida tenuta, non dissimili dalle sobrie e comode case della campagna inglese, complete di caminetto e poltrone per le buone letture serali che non escludono il brivido di ghiaccio lungo la schiena. Ma queste qualità di eccellente, tradizionale narratore, per quanto rare non basterebbero a fare di lui una celebrità fantascientifica. Il fatto è che la fama di Wyndham è legata, e resterà per sempre legata, all'invenzione dei Trifidi. Ospitato a puntate nel 1951 sulla rivista americana "Collier's" (periodico di varietà con quattro o cinque milioni di lettori) Il giorno dei Trifidi fu un trionfo istantaneo, la prima affermazione di "massa" della fantascienza al di fuori della cerchia ristretta degli appassionati, dopo gli ormai lontani successi di H. G. Wells. Da un giorno all'altro, i silenziosi e letali Trifidi si conquistarono la loro nicchia nel vasto tempio delle creature immaginarie che l'uomo è andato evocando nei secoli. Una nicchia di tutto rispetto, e che oggi, in tempo d'ecologia, può addirittura apparire come il pulpito di un plausibile e terribile profeta.
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