Apparso per la prima volta a puntate, sul settimanale «Omnibus», nel 1937, La verità sul caso Motta si colloca tra il racconto di Marinetti, Fabbricazione di una sirena (1930), e il racconto La sirena (1956-1957) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. I tre testi hanno in comune gli stregamenti marini. E la verità sfuggente delle sirene. In Soldati c'è però una scaramanzia visionaria, contro il mal di realtà, che sfonda l'ultima trincea della ragione. E il romanzo mette in acrobazia. E lo fa saltare sulle corde ora di Edgar Allan Poe, ora di Melville; ma con il passo tragicomico di Faulkner. Il romanzo si inabissa nel «sogno» di un'avventura sottomarina dell'avvocato Motta: «L'avvocato incontra una sirena, tranquillamente seduta sugli scogli di Lèvanto. Viene rapito, amato, preso e trascinato tra i gorghi, in una villetta che trascolora secondo le luci della notte e del giorno, secondo il variare della volta celeste, e là impara a respirare sott'acqua. Non è facile descrivere che cosa avvenga non tanto sul fondo del mare, durante l'avventura subacquea e coniugale dell'avvocato Motta, ma nella scrittura di Soldati: scrittura prodigiosa, magica, estatica, semplice, liquida, trasparente, così limpida e cristallina da farci sentire immersi con tutta naturalezza nella freschezza, nella paurosità, nella meraviglia degli abissi marini, con una fusione miracolosa tra il vergine, l'ignoto, il sorprendente, il sapore e l'odore eterno della vita di qui» (Cesare Garboli).
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