Un fiume restituisce agli sguardi attoniti di un uomo e del suo cane un cadavere devastato, irriconoscibile. A poco a poco, durante il lavoro delicato e paziente svolto dal medico legale durante l’autopsia, emerge la verità della donna che quel corpo è stata, si ricompone il cerchio di presenze che a diverso titolo avevano popolato la sua vita, si decifra la violenza allucinata della sua morte, si riconoscono i pensieri e le azioni del suo assassino. A reggere il filo degli eventi è il patologo, che dialoga con se stesso e con il corpo che va sezionando. Il suo linguaggio è quello preciso e limpido della scienza, ma il motore del suo agire è quello del cuore, del sentimento, che si esprime nella vena altrettanto nitida e sobria della pietas: tutti i corpi passati su quel tavolo «chiedevano giustizia » ed egli li ha sempre accostati con lo stesso confidente rispetto in attesa che gli rivelassero il loro segreto.
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