È composto da due racconti, Il tempio di Commensilde e La vanità infinita, i quali, sebbene abbiano una trama completa ed indipendente, sono legati dall'ambientazione e dai personaggi e sono consecutivi temporalmente, in modo tale da poter essere anche considerati i due capitoli di un romanzo.
La storia si svolge nel mondo di Adhijancor, dove la magia e le divinità sembrano giocare ruoli primari. L'aggettivo "ilìciani" deriva dal nome della Città Stato di Ilìc, che è palcoscenico di gran parte del primo racconto, e sebbene le restanti vicende si svolgano altrove è costantemente evocata e nominata durante il resto della narrazione, grazie anche alla presenza stabile di alcuni personaggi nativi della città. Ilìc è una città d'arte, abitata dagli Ilìciani, un amichevole e godereccio popolo amante della natura e degli animali, multietnico, composto da Nani, Gnomi, Elfi e Uomini, che convivono pacificamente da secoli. Queste razze derivano evidentemente da quelle dell'immaginario tolkeniano, sebbene differiscano per molti aspetti. Nel primo racconto, Il Tempio di Commensilde, un mago fallito e visionario di nome Harkan cercherà di ingannare i cittadini di Ilìc per poter utilizzare l'esercito della città contro un leggendario quanto fantomatico guardiano, ma il piano mal progettato del vecchio ed altri avvenimenti misteriosi porteranno a risultati inattesi. Involontari complici, accompagnatori e disturbatori del mago saranno il Ministro Namor Pietroburgo, un elfo grasso e ingenuo, e il giovane monaco Kamsko Allim. Le vicende del secondo racconto, La Vanità Infinita, si svolgono tre anni dopo la fine del primo. Nella cittadina di Portofiume, distante sia geograficamente che culturalmente da Ilìc, oltre ad un improbabile Namor Pietroburgo, si incontreranno per caso (e non) molti diversi personaggi, che formeranno due separate compagnie, alle prese con un rapimento ed un omicidio, crimini in apparenza non legati tra loro.
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